In origine furono i Feedback: la storia di quattro ragazzi entrati nell’olimpo della musica
Un volantino sulla bacheca della scuola ed è nato il mito degli U2: era il 20 settembre del lontano 1976, ben quarant’anni fa, quando un
giovane talento delle percussioni, l’allora 14enne Larry Mullen, affisse un annuncio sulla bacheca scolastica del liceo Mount Temple di Dublino rivolto ad aspiranti musicisti per formare una rock band A rispondere furono Adam Clayton, i fratelli David e Dick Evans e Paul David Hewson, che si ritrovarono, appena 5 giorni dopo, nella cucina del batterista Larry pieni di entusiasmo ma ancora del tutto inconsapevoli del futuro che li aspettava. Anzi.
All’inizio non sapevano nemmeno suonare. In un’intervista dei primi anni ottanta, uno di loro confesserà di aver costruito la band intorno ad una batteria: “Larry era l’unico a saper suonare. La nostra sala prove era una cucina; nessuno di noi sapeva suonare quando abbiamo cominciato”. Paul David Hewson, oggi leader indiscusso della band, sapeva solo fare il benzinaio ma la sua voce era già tanto apprezzata tanto da valergli il soprannome di Bono Vox, bella voce. ‘Feedback’ fu il nome scelto dalla band che poco dopo preferì cambiare e chiamarsi The Hype, fino al definitivo U2 di qualche anno dopo, dal nome dell’aereo spia americano che nel 1960 venne abbattuto su suolo sovietico.
Dopo le prime esibizioni davanti ai compagni di scuola con le cover degli artisti in voga al tempo, arriva la registrazione del primo demo grazie all’incontro con Paul McGuinness. Verso la fine del 1979 esce, solo in Irlanda, “Three”, mini album di tre canzoni, due delle quali andranno a far parte di “Boy” (il primo LP) e con “I will follow”, scritta da Bono per la madre morta poco prima, a far da brano trascinante insieme a “Twilight”, altro pezzo dirompente. Rimasti in quattro dopo l’abbandono di Dick Evans, le giovani promesse del rock si fanno conoscere in patria e in Gran Bretagna, per poi incidere, sotto la guida del produttore Steve Lillywhite, il primo vero album “Boy”, sbarcando negli Usa con una tournée fondamentale per il decollo della band. A seguire “October”, del 1981, e“War”, del 1983 con la canzone “Sunday Bloody Sunday destinata a diventare cavallo di battaglia della band, oltre ad essere un inno sempre attuale contro la violenza.
L’affermazione mondiale arriva con “The Joshua Tree”, uscito il 9 marzo 1987. L’album si apre con “Where the streets have no name”, seguita dalla ballata gospel “I still haven’t found…”, ma la canzone che tirerà l’album sarà “With or without you”. Quattro accordi che si ripetono all’infinito per raccontare la dolorosa fine di un amore.
Quarant’anni dopo ancora Steve Lillywhite, che nel tempo si è rivelata una figura chiave nella definizione del sound della band, è il produttore del 14esimo album in studio degli U2, l’attesissimo “Songs of Experience”, seguito ideale di quel “Songs of Innocence” che tante polemiche ha suscitato
per la decisione di renderlo disponibile gratuitamente a 500 mila utenti di i-Tunes.
Secondo la rivista specializzata di rock, la Rolling Stone, gli U2 sono al 22esimo posto della classifica dei “100 migliori artisti di tutti i tempi”, titolo che i quattro ragazzi partiti da una piccola cucina di Artane, piccolo sottoborgo di Dublino, hanno guadagnato con 13 album entrati nella storia, oltre 170 milioni di dischi venduti, una lunga serie di tournée che rimarranno indelebili nella memoria collettiva, 22 Grammy Awards e un costante impegno umanitario in cause che vanno dalla lotta all’Aids e alle carestie nel continente africano passando per la cancellazione del debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo. Bono e soci porteranno il nuovo disco sui palcoscenici di tutto il mondo con un nuovo tour mondiale che partirà nella primavera del 2017.
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