Russia, Ucraina ed Occidente hanno raggiunto un rapido e sorprendente accordo giovedì scorso a Ginevra, volto a scongiurare il proseguire della peggior crisi est-ovest dai tempi della guerra fredda. Ma i filorussi non sembrano essere d’accordo
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ha nascosto alla fine perplessità sul rispetto dei parametri stabiliti nell’intesa a quattro da parte di Mosca. L’accordo ha disposto misure concrete per “ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini” e, soprattutto ha esortato “tutti i gruppi armati illegali” a procedere al proprio disarmo e a liberare gli “edifici sequestrati”. Anche se non è stato precisato esplicitamente, è chiaro che il riferimento erano i separatisti filorussi in azione nel sudest ucraino, a cominciare da Donetsk. Ad inizio giornata, prima dell’annuncio dell’accordo, Putin aveva invece lasciato addirittura la porta aperta ad un possibile intervento armato in Ucraina.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha espresso la sua soddisfazione per l’intesa scaturita dai colloqui di Ginevra, e ha detto di aspettarsi che tutte le parti “mostrino la loro seria intenzione” per attuare l’accordo. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier inoltre ha accolto l’accordo come “un primo passo importante”, ma cauta come detto è stata la reazione di Obama “Non saremo sicuri di nulla finché non lo vedremo – ha detto il presidente Usa – non credo che possiamo essere sicuri di niente, a questo punto. Penso che ci sia la possibilità, la prospettiva, che la diplomazia possa disinnescare la situazione”. Allo stesso tempo, Obama ha confermato il coordinamento con i leader dell’Ue di ulteriori sanzioni contro Mosca se il progresso in Ucraina non risultasse evidente in pochi giorni. “Abbiamo messo in atto ulteriori conseguenze che possiamo imporre ai russi se non vediamo un miglioramento effettivo della situazione”, ha precisato alla stampa Obama.
I separatisti filorussi però non stanno cedendo per il momento il controllo degli edifici pubblici occupati nell’est dell’Ucraina, il giorno dopo l’accordo a quattro tra Kiev, Mosca, Ue e Usa a Ginevra, i militanti pro-Cremlino, che controllano circa una dozzina di città e cittadine nell’area russofona del sudest dell’Ucraina, non sembrano mostrare segni di adesione ai dettami dell’accordo. A Slavyansk, decine di uomini armati sono rimasti asserragliati all’interno di una stazione di polizia, presidiata una barricata di pneumatici. Sei mezzi corazzati da trasporto truppa sono stati catturati dai separatisti all’esercito ucraino mercoledì scorso durante una fallita operazione per spodestarne il controllo delle strade cittadine. Nella principale città della regione, Donetsk, i filorussi hanno poi evidenziato la loro sfida all’Ucraina mantenendo a tutto volume l’inno russo sugli altoparlanti piazzati per strada. Nel corso delle ultime tre settimane, i separatisti filorussi hanno preso il controllo di 10 città nel sudest dell’Ucraina.
Intanto stanno facendo furore due casi estremi ai margini dei conflitti tra la Russia e l’Ucraina: presunto antisemitismo e l’appello di violentare una giornalista incinta. Secondo alcuni giornali tre uomini in maschera hanno distribuito volantini antisemitici davanti ad una sinagoga a Donezk, quando i religiosi stavano per uscire dall’edificio dopo la festa di Pessach. Nei volantini sono stati esortati gli ebrei a registrarsi, altrimenti sarebbero deportati e i loro beni sequestrati. Le critiche da parte del primo ministro ucraino Arseni Jazenjuk come anche quelle del ministro degli esteri USA John Kerry sono state mordaci. Il Guardian, giornale britannico, parla del fatto che non sarebbero neonazisti o antisemiti a far circolare questi volantini, il rabbino della sinagoga, Pinchas Vishedeski, ha detto al Guarian “Penso che sia un metodo per strumentalizzare la comunità ebrea di Donezk. Per questo siamo così arrabbiati”.
Donezk, come altre città nell’Ovest dell’Ucraina sono sotto il controllo dei filorussi, Kiev e gli USA rimproverano la Russia di guidare le manifestazioni per preparare il territorio all’annessione alla Russia come con la penisola ucraina Crimea. L’altro fatto sconcertante, che ancora una volta dimostra quanto sia difficile e perfino pericoloso il mestiere del giornalista in Russia, riguarda Stella Dubovitskaya, una giornalista russa di Russia Today, che dopo aver rivolto una domanda sulle sanzioni contro l’Ucraina al politico russo Vladimir Zhironovsky, durante una conferenza stampa, lui infuriato ha gridato ai suoi bodyguard: “Quando ve lo dico io, correte da lei e violentatela”. Due colleghi della giornalista l’hanno difesa, uno dei colleghi era una donna a cui il politico ha detto “Sei lesbica, perché sei qui?”. Ma la situazione incredibile e disgustosa non finisce qui, Zhironosvky, dopo aver appreso che la donna fosse incinta ha dato l’ordine ad uno dei suoi di darle un bacio. “Stupratela”, questo l’altro ordine di Zhironovsky, dopo che la situazione si è agitata ancora una volta. Sotto shock la giornalista è stata ricoverata in ospedale e il politico si sarebbe offerto poi di pagarle le cure mediche.