Dopo il crollo della diga l’ombra dell’incidente nucleare a Zaporizhzhia è sempre più vicino
Distrutta nella notte del 6 giugno per un potente attacco, la diga della riserva naturale di Nova Kakhovka, nella regione occupata di Kherson in Ucraina, adesso tiene tutti col fiato sospeso. La diga conteneva circa 18 miliardi di metri cubi d’acqua del fiume Dnipro che ora, riversandosi sul territorio circostante, oltre a mettere in pericolo più di 40 mila persone che vivono nella zona, adesso rende concreta la minaccia di danni alla centrale nucleare di Zaporizhzhia poiché è stato compromesso l’approvvigionamento idrico della Crimea e dei sistemi di raffreddamento della centrale. “Ora più che mai, la presenza rafforzata dell’Aiea presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia è di vitale importanza per contribuire a prevenire il pericolo di un incidente nucleare e le sue potenziali conseguenze per la popolazione e l’ambiente in un momento di maggiore attività militare nella regione. La possibile perdita della principale fonte di acqua di raffreddamento dell’impianto complica ulteriormente una situazione di sicurezza nucleare già estremamente difficile e impegnativa”, ha dichiarato il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Mariano Grossi, che la prossima settimana sarà a Zaporizhzhia.
Nel frattempo nella centrale nucleare interessata si lavora incessantemente per garantire la massima riserva di acqua di raffreddamento, il livello dell’acqua del bacino da cui si attinge per la centrale è sceso finora di circa 2,8 metri da quando la diga è esplosa martedì, raggiungendo i 14,03 metri, ed è necessario che non si scenda sotto i 12,7 metri, poiché la centrale nucleare sotto quel livello non sarà più in grado di pompare l’acqua dal bacino al sito. Anche se i sei reattori di Zaporizhzhia sono tutti in modalità di arresto, hanno ancora bisogno di acqua di raffreddamento per evitare la fusione del combustibile e un possibile rilascio di materiale radioattivo, ha spiegato Grossi.
Nel frattempo giunti al 469° giorno di guerra, il capo dell’amministrazione militare regionale ucraina di Kherson Oleksandr Prokudin afferma che questa mattina “il livello medio delle inondazioni è di 5,61 metri: 600 chilometri quadrati della regione di Kherson sono sott’acqua, il 32% dei quali sulla riva destra e il 68% sulla riva sinistra”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista riportata da Politico.eu accusa i russi di rendere impossibile i soccorsi di quanti stanno cercando di raggiungere i residenti delle città sulla sponda del fiume Dnipro occupata dai russi. “Non appena i nostri soccorritori cercano di salvarli, vengono colpiti”, ha spiegato Zelensky, “dai tetti delle case allagate, la gente vede galleggiare persone annegate. Si possono vedere dall’altra parte. È molto difficile far uscire le persone dalla parte occupata della regione di Kherson. Quando le nostre forze cercano di tirarli fuori, vengono attaccati dagli occupanti a distanza”. Il presidente ucraino ha puntato il dito anche contro l’assenza delle organizzazioni umanitarie internazionali sulle aree allagate, pare infatti che abbiano chiesto il loro intervento ma “Non abbiamo ricevuto alcuna risposta – ha detto il Presidente ucraino -. Sono scioccato”.
Come un copione ben preciso le due parti in conflitto si rimballano la responsabilità della distruzione della diga che ha causato un ingente danno ambientale, mette in pericolo oltre 40 mila persone e potrebbe causare un terribile disastro nucleare.
Redazione La Pagina