Fine settimana sorprendente per la Svizzera che ha visto sabato scorso le dimissioni del presidente dell’UDC Toni Brunner e un giorno dopo le dimissioni del vicepresidente Christoph Blocher
Toni Brunner si dimette da presidente dell’Unione democratica di centro (UDC) per la fine del suo mandato, il 23 aprile 2016. Brunner ha informato i colleghi di partito della decisione alla fine della riunione annuale dei quadri tenutasi a Horn (TG) lo scorso sabato, indica l’UDC. Al termine degli otto anni passati alla guida della formazione conservatrice, il sangallese Brunner “desidera nuovamente concentrarsi sul suo lavoro politico di consigliere nazionale e dedicarsi all’agricoltura”, si legge, secondo l’ats, nella nota diffusa dal partito.
Le dimissioni di Blocher
Solo un giorno dopo, la scorsa domenica, annuncia le sue dimissioni anche il vice-presidente dell’UDC, Christoph Blocher, che all’ats ha detto che le autorità e il mondo politico si allontanerebbero sempre di più dalle questioni che interessano la popolazione. Ma Blocher non lascerà la politica, infatti, l’ex consigliere federale constata un divario sempre più ampio fra quella che chiama “classe politique” e la gente comune: ed è proprio in quest’ambito che vuole continuare a impegnarsi, senza dover perdere troppo tempo ed energie in una funzione di partito, secondo l’ats.
“La strategia del silenzio, come dopo gli eventi della notte di Capodanno a Colonia, porta all’estremismo”, mette in guardia l’ex ministro di giustizia.
Riguardo alle speranze del presidente uscente Toni Brunner, che intende convincere Blocher a rivedere la sua decisione, l’imprenditore ha detto, sempre secondo l’ats, che con le attuali strutture dell’UDC non intende rimanere vicepresidente. Ma si vedrà quello che succederà in primavera.
Riguardo al futuro influsso sull’UDC di un Blocher fuori dalla stanza dei bottoni, Brunner ha ricordato all’ats che l’ex ministro di giustizia ha una spiccata conoscenza dei temi politici ed è da considerare un’istituzione: nessun’altra personalità ha inciso in modo così marcato sulla politica svizzera. “Ha influenza e potere, sia che rimanga dentro le strutture di partito, sia che ne esca”.
Albert Rösti nuovo presidente UDC?
Toni Brunner propone Albert Rösti come suo successore, il 48enne, figlio di contadini, dice di non essere una copia di Brunner e che non cambierà l’orientamento del partito. Secondo quanto riporta l’ats Rösti ha fallito nel suo tentativo di entrare al Consiglio degli Stati alle elezioni federali del 18 ottobre. Arrivato terzo dietro i due uscenti Werner Luginbühl (PBD) e Hans Stöckli (PS), il candidato dell’UDC ha rinunciato a presentarsi al secondo turno, valutando come minime le sue chance di successo.
Nel 2010, Rösti aveva già subito una sconfitta alla corsa al governo bernese. Nel 2011 ha però fatto la sua entrata al Consiglio nazionale ed è stato rieletto in ottobre.
Rösti inoltre s’iscrive nella linea dura zurighese del partito piuttosto che nell’ala più moderata del suo cantone. Si è fatto notare anche per l’impegno in favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Si dimette inoltre, per fine mandato il 23 aprile, anche Martin Baltisser, segretario generale dell’UDC e l’ex-Consigliere nazionale zurighese Walter Frey non si presenterà alle elezioni della vicepresidenza.
Secondo l’ats, con l’UDC, sono tre i grossi partiti che designeranno in aprile un nuovo presidente. Philipp Müller e Christophe Darbellay avevano già annunciato il loro ritiro dalla testa rispettivamente del PLR e del PPD.