Finora solo il Portogallo ne prende atto
Politici e scienziati in campo per un appello all’Europa, affinché i suoi Paesi riconoscano l’obesità come una malattia cronica. Perché “è potenzialmente mortale, riduce l’aspettativa di vita di 10 anni, è causa di disagio sociale e spesso, tra bambini e adolescenti, favorisce episodi di bullismo che più volte le cronache hanno riportato. Eppure l’Italia e l’Europa fino ad oggi hanno guardato altrove”, denuncia Paolo Sbraccia, presidente della Società italiana dell’obesità (Sio), in occasione della presentazione organizzata da Sio con il contributo non condizionato di Novo Nordisk – al Senato della Repubblica – della Giornata europea dell’obesità che si è celebrato il 21 maggio. Nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità consideri l’obesità una malattia, ricorda l’esperto, nel Vecchio Continente solo il Portogallo ne ha preso atto. Per queste ragioni, sotto la spinta della Società europea dell’obesità (Easo) e delle associazioni scientifiche nazionali, tra le quali Sio, un gruppo di parlamentari europei di tutti gli schieramenti politici ha promosso una ‘dichiarazione scritta’ che invita Commissione europea e Consiglio d’Europa “ad agire in vista di un riconoscimento armonizzato, a livello europeo, dell’obesità come malattia cronica”.
Il documento sottolinea come, “stante la situazione”, vi sia “l’urgente necessità” di farlo, “onde garantire una migliore mobilitazione delle risorse quando si tratta di prevenzione, cura e assistenza”.
Il 90% della popolazione sarà obeso?
Sbraccia spiega che secondo le stime “l’obesità colpirà, entro il 2030, il 50% dei cittadini europei e in molti Paesi, tra persone obese e sovrappeso, si raggiungerà il 90% della popolazione. Già oggi, come ricordano i promotori del documento al Parlamento europeo, il costo economico e sociale dell’obesità è pari a 70 miliardi di euro nell’Unione, tra costi sanitari e mancata produttività, quasi 200 milioni di euro al giorno, che hanno un impatto notevole e assolutamente sottovalutato sui sistemi sanitari”.
Per far sì che “i Governi, incluso quello italiano, pongano il giusto rilievo a questo enorme problema di salute e sociale, è fondamentale che la maggioranza dei membri del Parlamento europeo aderisca a questa iniziativa firmando”, dice Sbraccia, appellandosi “a tutti i nostri parlamentari europei, perché si impegnino e contribuiscano attivamente”.
L’obesità, conviene la senatrice Laura Bianconi della Commissione Igiene e Sanità del Senato e vicepresidente del gruppo Area popolare (Ncd-Udc) a Palazzo Madama, “come emerge dai recenti dati di uno studio pubblicato sull’autorevole ‘The Lancet’, che ha analizzato l’evoluzione del fenomeno in quasi 200 nazioni, è aumentata in maniera drammatica negli ultimi 40 anni nel mondo, in Europa e in Italia. Basti pensare che si stimava in 105 milioni il numero di obesi sul pianeta nel 1975”, dato “cresciuto di 6 volte ai 640 milioni di oggi. Come parlamentare italiano, da sempre impegnata in ambito sanitario, non posso non associarmi all’invito della comunità scientifica nazionale e internazionale, sollecitando i colleghi italiani eletti a Strasburgo ad aderire all’iniziativa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità, Maria Rizzotti, e la vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Giuseppina Maturani, che ricordano la massiccia presenza del fenomeno XXL tra le giovani generazioni e l’aumento della percentuale complessiva di obesi dall’8,5% al 10,2% nel periodo 2001-2014.
“Per la prima volta nella storia di questo Paese – interviene Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità – il Rapporto Osservasalute riscontra come l’aspettativa di vita degli italiani sia diminuita rispetto al passato. La colpa sta nella scarsa propensione degli italiani alla prevenzione e nella poca attenzione verso uno stile di vita adeguato a ridurre il rischio delle malattie croniche non trasmissibili come obesità, diabete e disturbi cardiovascolari”.
Adnkronos
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