Mentre gli sforzi diplomatici per la soluzione del problema ucraino proseguono a livello intergovernativo, la comunità internazionale mostra di avere preso coscienza che le difficoltà del paese est europeo martoriato dall’attacco delle truppe sovietiche non deve limitarsi alle cronache di giornata, ma piuttosto avviare una riflessione strutturale sulle prossime difficoltà con cui anche tutte le altre nazioni si troveranno a convivere nei prossimi mesi.
In altri termini, sarebbe paradossale che le carenze energetiche, industriali, alimentari e finanziarie vengano affrontate da lontano, quasi ce ne sentissimo estranei. Il messaggio é chiaro: nei prossimi mesi, ci renderemo conto che aiutare la Ucraina significa avviare anche una recovery del blocco occidentale, distante dalle difficoltà belliche ma non da quelle economiche del cui arrivo già oggi siamo tutti consapevoli. È in questa prospettiva che la Ukraine Recovery Conference di Lugano si propone come occasione per vincere la inerzia di giudizio su quello che oggi appare come un conflitto, ma che in un domani puo’ tradursi in una ripresa che a vario titolo ci vedrà protagonisti. In una conferenza stampa a proposito su URC2022 e svoltasi nei giorni scorsi a Bellinzona, le autorità sono state per forza di cose avare di informazioni sui nomi dei partecipanti. Il motivo è duplice: alle questioni di sicurezza si abbina la difficoltà di attraversare un periodo di continua instabilità internazionale. Quindi, più che sui nomi dei partecipanti, si è preferito chiarire ai media le finalità della URC2022. Prioritario è avviare il processo di ricostruzione del paese, per i motivi che abbiamo riassunto: il disagio della Ucraina, presto o tardi diventerà un disagio con cui anche le nostre società si troveranno a convivere e dover risolvere. Inoltre, secondo la tradizione diplomatica elvetica, per arrivare a questo obiettivo, proprio perché inevitabilmente esposto al giudizio della pubblica opinione mondiale, è indispensabile che le autorità raggiungano un accordo sul metodo, concordino la procedura da seguire. Spesso, come ben conosce chi ad esempio ha familiarità con le cronache della Unione Europea, i trattati passano alla storia con il nome della località dove vengono sottoscritti, come accaduto a Maastricht in occasione della nascita dell’euro, la attuale moneta unica comunitaria. Lo stesso si propone Lugano: portare le autorità internazionali a sottoscrivere un accordo, nello specifico la Dichiarazione di Lugano, che sarà il paradigma operativo che riassume i termini per la ricostruzione del paese est-europeo. A questa premessa metodologica consegue un elenco di tappe utili alla recovery ucraina: obiettivi di principio, orizzonti temporali, priorità socio-economico-ambientali ed infrastrutturali, perché il nuovo paese che si verrà a creare non si riduca a diventare un’altra fabbrica del mondo, recalcitrante ai temi climatici come attualmente accade in varie regioni dell’emisfero asiatico. A conclusione della due giorni di incontri luganesi, è dunque previsto un forum economico, dove gli attori presenti potranno direttamente accordarsi sulle conseguenze pratiche delle discussioni intrattenute in forma preliminare, con particolare riguardo ai temi legati alla sostenibilità ed alla innovazione.
di Andreas Grandi