Una nuova soluzione per abbattere le infezioni da contatto negli ospedali svizzeri
Solitamente si pensa che l’ambiente ospedaliero sia il meno infettato possibile ma, nonostante l’uso di agenti che sanificano le superfici secondo un severo protocollo, esistono alcuni batteri che sono particolarmente resistenti rispetto ad altri. Quando un paziente, affetto da malattie causate da microrganismi particolarmente tenaci, esce dalla struttura sanitaria, è necessario che non lasci traccia dei batteri che hanno causato la sua malattia perché si corre il rischio che la camera precedentemente occupata da un paziente con multi resistenza antibiotica aumenti il rischio di trasmissione al paziente che successivamente occupa lo stesso ambiente. Alcuni studi hanno dimostrato come le superfici comuni possono ospitare patogeni come ad esempio le maniglie delle porte, gli interruttori della luce, i campanelli oppure anche le sedie a rotelle o le superfici dove si posano per esempio i cellulari.
Il tema della riduzione del contatto diretto è molto importante, anche se complesso,e la sanificazione, sebbene scrupolosa come abbiamo giù scritto, non garantisce la pulizia definitiva.
Una novità, nel campo della sterilizzazione, è quella di eliminare i microrganismi patogeni con i raggi ultravioletti come utilizzato recentemente dall’ospedale universitario di Basilea dove si è riscontrato, appunto, che la disinfestazione classica non sempre elimina completamente i batteri. L’ospedale svizzero ha acquistato un dispositivo di disinfezione mobile con radiazioni ultraviolette.
Andreas Widmer, responsabile del dipartimento di igiene ospedaliera presso l’ospedale universitario, spiega che con la nuova tecnologia i germi vengono uccisi in modo affidabile; la nuova procedura a raggi UV funziona decisamente meglio del vecchio metodo con il perossido di idrogeno prevenendo il trasferimento dei batteri ad altri pazienti e diminuendo drasticamente il rischio di epidemie.
A Basilea, dopo un anno di uso dei raggi ultravioletti con risultati positivi, si è già provveduto ad acquistare un altro dispositivo che, tra l’altro, ha un costo più economico per la sterilizzazione rispetto ai metodi classici: la tempistica di disinfezione richiede solo da dieci a quaranta minuti per stanza con un notevole risparmio di tempo e anche con la possibilità di avere a disposizione più camere per chi le necessita.
Sempre a Basilea, il laboratorio di microbiologia è un esempio di come avviene la sterilizzazione: il personale addetto alle pulizie, appositamente addestrato, deve sempre eseguire una disinfezione per strofinamento, successivamente viene portato il dispositivo a raggi ultravioletti nella stanza puntando le radiazioni emesse in diversi punti in modo che ogni angolo e ogni superficie vengano raggiunti.
In questo modo la sistematica distruzione dei patogeni multi resistenti significa una maggiore sicurezza per chi frequenta gli ambienti ospedalieri e, soprattutto, nel momento che si identifica un portatore di batteri tenaci, ne viene prontamente disinfettato l’ambiente in cui soggiorna.
Per capire quanto sia grave il problema della trasmissione di malattie in ambienti condivisi, si possono valutare le percentuali di uno studio condotto nel 2015 da una rivista del settore medico in cui si afferma che in Europa su 670000 casi di infezioni multi resistenti ben il 64% è stato contratto in ospedale.