Dopo la “scatola magica” – quella macchina che permette di “vedere” un cancro addirittura prima che la massa tumorale si formi – illustriamo un altro recente ed innovatito strumento messo a punto da ricercatori e scienziati: l’“aspiratore cerebrale”.
Il linguaggio è quello dell’economia domestica, cioè degli elettrodomestici, in realtà si tratta di strumenti di alta ingegneria medica che sono le speranze del prossimo futuro di stare meglio, ovvero di guarire da malattie che di solito non perdonano o lasciano strascichi di sofferenza.
Per illustrare cosa è l’aspiratore cerebrale ci serviremo della descrizione dell’episodio clinico, l’ictus, e delle spiegazioni del dottor Mayank Goyal, direttore del Seaman Centre dell’Università di Calgary, nonchè il neurochirurgo che ha messo a punto l’“aspiratore cerebrale” con l’aiuto delle conoscenze fornite da ingegneri e fisici.
L’ictus cerebrale è quell’evento clinico che si ha quando un coagulo di sangue ostruisce un vaso sanguigno del cervello.
A causa dell’ostruzione, il sangue non arriva più al cervello, per cui le cellule del cervello, appunto, i neuroni, vengono gravemente danneggiate, muoiono e provocano la perdita di funzioni corporee, come l’uso di un arto, la paralisi di una parte facciale, eccetera.
Se l’ictus non è stato fatale, comporta per il soggetto interessato un lungo periodo di menomazione fisica che non si può recuperare se non in piccola parte. Ognuno comprende lo stato di sofferenza fisica e psichica del paziente, costretto ad aver bisogno dell’aiuto di qualcuno. Ebbene, questa è la descrizione dell’episodio clinico; ecco, invece, la notizia. Ce la illustra lo stesso dottor Mayank Goyal: “Grazie alla ricerca scientifica, disponiamo di un nuovo, straordinario sistema per curare un serio problema dell’apparato cardiovascolare: l’ictus cerebrale. Infatti, potendo contare sulla miniaturizzazione degli strumenti, unitamente alle ricerche messe a disposizione dalle più innovative tecniche d’indagine medica, abbiamo creato un dispositivo capace di raggiungere il coagulo che ha generato l’ostruzione dei vasi sanguigni e di aspirarlo, proprio come fa un aspiratore, eliminandolo dal circolo. Attraverso questa tecnica possiamo scrivere un nuovo capitolo nel trattamento degli ictus”.
In sostanza, attraverso una piccola incisione all’arteria femorale, viene inserito un sottilissimo catetere che scorre lungo l’arteria e poi lungo le varie diramazioni che portano al cervello.
Il catetere, una volta raggiunto il punto dove si trova il coagulo, lo aspira e libera il vaso stesso che così riprendere a lasciar passare il sangue. L’intervento mira quindi a riaprire i vasi sanguigni nel più breve tempo possibile cosicché i neuroni che ancora sopravvivono possano essere recuperati.
Questo deve però avvenire entro tre ore dall’ictus. Anche quattro e mezza, stando agli studi più recenti. Dopo gli interventi per limitare i danni sono poco utili, perchè le cellule nervose colpite muoiono e la perdita delle funzioni neurologiche diventa irreversibile. Così descritta, questa procedura sembra tanto semplice che uno pensa che si sarebbe potuto arrivare a scoprire prima l’“aspiratore”.
Invece le difficoltà da superare sono state tante. Innanzitutto, bisognava “vedere” con precisione dove va a fermarsi l’ostacolo, cioè il coagulo di sangue. Ciò è stato possibile solo con la messa a punto di strumenti d’indagine come la risonanza magnetica e della sua evoluzione (vedi “scatola magica”, in via di definizione).
In secondo luogo, afferma il dottor Goyal, “dovevamo mettere a punto un catetere abbastanza flessibile da assecondare le curvature dei vasi sanguigni senza danneggiarli, mentre il nostro aspiratore si fa largo all’interno degli stessi. La conoscenza che gli ingegneri hanno dei materiali è stata fondamentale. Infatti, abbiamo dovuto coniugare flessibilità e delicatezza assieme alla massima resistenza.
Infine, si è reso necessario un terzo sforzo per ottenere l’arma capace di eliminare il trombo”: l’aspiratore cerebrale, appunto, uno strumento di alta ingegneria che permette di arrivare là dove era impossibile, rimuovere l’ostacolo senza danneggiare i vasi sanguigni e ripristinare la situazione di funzionalità precedente.
L’operazione dura circa un’ora e viene eseguita senza anestesia generale, malgrado sia invasiva. Secondo i dati presentati dall’azienda californiana Penumbra al Congresso canadese sull’ictus, ventisette persone, tutte colpite da ischemie che potevano danneggiare aree estese del cervello e portare a morte o a gravi disabilità, sono stati strappati alla loro sorte, con un esito che il dottor Goyal definisce “miracoloso”. Infatti, non solo è stata salvata loro la vita, ma si è riusciti a preservare in gran parte le funzioni neurologiche. Per ora, l’aspiratore cerebrale è in fase di sperimentazione, peraltro già iniziata, all’interno degli ospedali.
In Italia sono venti quelli che la stanno testando. La ricerca è coordinata dall’Ospedale Niguarda di Milano. “Abbiamo già trattato 180 pazienti e prevediamo di arrivare a 300”, spiega Roberto Sterzi, direttore della Struttura di neurologia dell’ospedale milanese.
Fra qualche anno, la macchina sarà in dotazione in tutti gli ospedali.
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