All’età di 94 anni muore Giulio Andreotti, una delle figure di rilievo della storia politica italiana della seconda metà del XX secolo
Pacato, imperturbabile, sornione, al di sopra e al cospetto di tutto, imperscrutabile, mai arrogante ma neanche umile, lo ha dipinto così, Paolo Sorrentino, il regista che nel 2008 gli dedicò un film denuncia, Il Divo, in cui accusava palesemente il protagonista, Giulio Andreotti, di associazione mafiosa. Capace, pure troppo, di vedere al di là delle cose, Andreotti, ravvedendosi dalla sua volontà di querelare il regista ha licenziato il film con una frase rimasta celebre: “una smentita è una notizia data due volte”. Sembrava che nulla lo scalfisse, neanche la cifosi che con gli anni lo ha reso sempre più curvo, ma non lo ha mai piegato al trascorrere del tempo che Andreotti ha dominato, come tutto del resto, trascinandolo alla veneranda età di 94 anni, quando, nella sua abitazione romana si è spento alle ore 12:25 di lunedì 6 maggio. Giulio Andreotti muore dopo una vita avvincente, strettamente intrecciata con gli eventi più significativi della storia politica italiana della seconda metà del XX secolo. Molteplici i ruoli pubblici che Andreotti ha svolto: è stato tra i principali esponenti della Democrazia Cristiana è stato Senatore a vita dal 1991, tre volte Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana; sette volte Presidente del Consiglio; otto volte ministro della Difesa; cinque volte ministro degli Esteri; tre volte ministro delle Partecipazioni Statali; due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria; una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno, ministro dei beni culturali e ministro delle Politiche Comunitarie. Mai assente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita.
E nessuno dimentica certo che durante il rapimento di Aldo Moro, Andreotti ha svolto un ruolo predominante quando contrastò la trattativa con le Brigate Rosse. Ma tante sono le vicende oscure che macchiano il “Curriculum Vitae” di questo uomo, come per esempio il coinvolgimento alle vicende giudiziarie per associazione mafiosa. Andreotti fu più volte accusato di avere contatti con alcuni esponenti di rilievo di Cosa Nostra, durante i processi molti pentiti fecero il suo nome, ma i reati antecedenti il 1980 caddero in prescrizione, per i fatti successivi venne assolto.
Si può essere contrari alla filosofia di vita di Andreotti, ma provate a negare l’astuzia e la grande intelligenza di quest’uomo. Instancabile lavoratore, trascorreva le sue giornate occupandosi degli affari solo perché amava farlo. Grande credente e praticante, era sempre presente alla prima messa della mattina, in merito a ciò Indro Montanelli ha commentato dicendo che «in chiesa, De Gasperi parlava con Dio; Andreotti col prete» ma riferisce anche che, lette queste parole, Andreotti ribatté: «sì, ma a me il prete rispondeva». Fu un uomo di pungente ironia e grande sarcasmo, con il quale riusciva sempre ad uscire dalle situazione in maniera impeccabile. Sempre Montanelli disse di lui «Mi faccio una colpa di provare simpatia per Andreotti. È il più spiritoso di tutti. Mi diverte il suo cinismo, che è un cinismo vero, una particolare filosofia con la quale è nato».Ma proprio per tutte queste caratteristiche è stato uno dei bersagli più mirati dalla satira e soprattutto per le prese in giro dovute alla sua gobba. “Quando morirà Andreotti finalmente gli toglieranno la scatola nera dalla gobba e finalmente sapremo la verità….” è una vecchia battuta di Beppe Grillo che rimane nella storia ma solo come battutam non certo come profezia perché la verità la stiamo ancora aspettando.
“Non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella sua parrocchia con gli stretti familiari”. È stato annunciato da Patrizia Chilelli, storica segretaria del presidente, al suo fianco dal 1989. I Funerali il Senatore Andreotti, infatti, si sono svolti martedì 7 maggio presso la Chiesa di san Giovanni dei Fiorentini a Roma, mentre prima tutti (fra cui il Presidente Napolitano, ma anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti, Gianni Letta, Nicola Mancino, Francesco Rutelli e l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini) sono stati a rendergli omaggio nella sua amatissima casa-studio di Corso Vittorio.