L’emigrazione è una forma di lutto, si perde sempre sia quando parti che quando ritorni: devi sempre lasciare qualcosa, qualcuno.
Le popolazioni si uccidono per la politica, mentre essa fa affari con le mafie. La gente urla contro i deboli perché basa la sua vita sul successo del danaro, del potere o infine dell’apparire.
Le persone più intelligenti vivono per i sentimenti e per costruire ricordi indelebili per il vizio più bello: la passione.
Questo nuovo millennio scandito da flussi emigratori dimostra di come il mondo in fondo non sia andato poi così avanti; il ciclo della storia nuovamente bussa a pugno duro sui cuori atrofizzati della gente. Cosa dobbiamo davvero fare? È questo il tarlo che ci affligge oggi, perché l’Italia non è un luogo assolutamente razzista, non è un luogo dove si sono attivate forme razziali neanche nei periodi più buii dello stivale. La gente è confusa perché le sinistre italiane, quelle che parlano alla tv di stato e hanno ville di lusso sparse nei luoghi più belli del mondo, hanno diffuso un idea di giustizia totalmente errata dalla giustizia umana, perché è troppo semplice fare accoglienza e poi abbandonare tutto nel più totale degrado. Non è meglio fare entrare chi realmente può trovare un lavoro, una sistemazione regolare, un futuro prolifero?
La dimostrazione che l’Europa è un fallimento totale viene anche dal fatto che, in questo storico momento ognuno vira i problemi nei “porti” altrui. Un Europa fatta da 500 milioni di persone che parlano, mangiano, pensano in modo totalmente diversi, ma che per forza di cose devono sentirsi “uguali” a chi ha fatto davvero comodo l’Europa? A chi ha fatto davvero comodo l’euro? Forse a tutti questi vescovi he d’improvviso hanno raddoppiato i loro conti nelle banche? Dobbiamo capire perché Prodi ha voluto così fortemente l’euro, portandoci nello sfascio più totale.
Penso che l’uomo abbia perso il senso della vita, dove ci si abbracciava e ci si voleva bene, dove la gente restava con le chiavi attaccate alla porta perché c’era il “vigile” dell’onestà, della fratellanza. Penso anche che, oltre questo velo di racconti c’è un linguaggio più vero, così profondo da sfidare l’etica di ogni nazione, di sminuire la potenza dei popoli, cambiare il decorso del suono, così, rapidamente ci si avvia dentro il cuore; parlando con l’unica lingua che conosciamo: quella dei sentimenti, quali trepidanti si vestono con il colore più bello che hanno mai visto: iL cielo. Non lasciamo che la politica distrugge anche i nostri cuori, piuttosto facciamo ciò che più riteniamo meglio per le nostre vite e quelle degli altri.
Giuseppe Elmo