La Cassazione ha rinviato per due volte una sentenza di appello chiedendo che il ruolo di un delinquente sia meglio precisato, pena il rifiuto delle aggravanti e dunque una condanna meno pesante
Tra i 12 referendum lanciati dai radicali c’è anche quello per una “Giustizia giusta”, che vuol dire responsabilità civile dei magistrati nei confronti dei cittadini che hanno subìto ingiustizie e danni ma anche Giustizia celere. A dire il vero, un analogo referendum fu lanciato ed approvato dal popolo nel 1987, ma il Parlamento modificò di poco la legge, per cui poi tutto è rimasto come prima, cioè è lo Stato che paga (quando paga) e non il magistrato che magari colpevolmente ha commesso irregolarità. Ora, appunto, i radicali, di fronte ai tanti sbagli clamorosi, trascuratezze colpevoli ed altro, ci riprovano. La materia non manca: notizie segrete d’ufficio rivelate ai giornali, errori nei nomi, firme mancate, prove trascurate e prove anche falsificate (il caso di Elvo Zornitta, accusato ingiustamente di essere Unabomber). Anche se non rientra nella responsabilità civile del magistrato, ma piuttosto nel processo celere, il caso di cui stiamo per parlare sta suscitando clamore tra l’opinione pubblica.
Nell’agosto del 2007 due coniugi furono trovati uccisi nella loro abitazione di Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso. Si tratta di Guido Pellicciardi, 67 anni, e di sua moglie Lucia Comin, 60, torturati crudelmente e poi uccisi. I due erano giardinieri e custodi di una villa la cui proprietaria aveva ereditato un’azienda di materie plastiche. La proprietaria della villa era assente, in casa c’erano solo i due custodi, che abitavano in una dipendenza. Che cosa accadde? Successe che una banda di malviventi penetrarono nell’abitazione dei due poveretti, li legarono e li torturarono, con lo scopo di costringerli a rivelare la combinazione della cassaforte della proprietaria che loro non conoscevano. In breve, la donna viene stuprata, picchiata e torturata sotto gli occhi del marito, legato e imbavagliato. Non avendo ottenuto le informazioni che cercavano, i malviventi uccisero la donna e poi anche il marito, dopo averlo picchiato a sangue. Una morte orribile causata da persone crudeli e malvagie.
Gl’inquirenti si misero subito sulle tracce dei responsabili: il basista Ali Bogdaneaunu, rumeno di 25 anni, Arthur Lleshi e Naim Stafa, albanesi poco più che trentenni. Il basista è stato condannato a 18 anni; Arthur Lleshi, ritenuto l’esecutore materia delle torture e degli omicidi, dopo pochi mesi si è suicidato in carcere. Gl’inquirenti ritengono che con lui, nell’abitazione dei coniugi uccisi, ci fosse un altro uomo, che però non è stato mai identificato. Naim Stafa, la mente del colpo, non partecipò materialmente ai delitti, ma ne fu il mandante, in quanto era lui che impartiva ordini per telefono. In breve, i due furono condannati in primo e in secondo grado, il primo a 18 anni e il secondo all’ergastolo, ma la Cassazione per ben due volte ha rinviato la sentenza in appello in quanto doveva essere “meglio motivata”. In sostanza, per quanto riguarda Naim Stafa la motivazione più circostanziata doveva servire ad applicare le aggravanti (crudeltà, sevizie e futili motivi) o a non prenderle in considerazione, e in questo caso sarebbe stato condannato solo a vent’anni. Il rinvio all’appello della Cassazione non fa una grinza ma il guaio è che tutti questi passaggi comportano tempo e nel marzo prossimo scadono i termini di carcerazione preventiva, per cui c’è il rischio che Naim Stafa torni in libertà.
La questione è dunque che un processo dopo sei anni non si è ancora concluso, non perché non ci siano prove della colpevolezza (ci sono prove di contatti telefonici e di ordini impartiti), ma perché, appunto, la motivazione della condanna andava precisata meglio per poter applicare le aggravanti.
Nove mesi, dunque, per il processo d’appello da rifare e per la sentenza della Cassazione: un margine troppo ristretto per potere sperare di concludere tutto l’iter. Se scadranno i termini di carcerazione preventiva, un delinquente accertato uscirà di prigione e diventerà – non ci vuole molto ad immaginarlo – uccel di bosco. Vaglielo a spiegare alla povera Lucia e al povero Guido.