Non possiamo certo dire che questo mese di febbraio, per quanto sia il più corto, non sia anche tra i più “carichi” di eventi che verranno ricordati negli anni. Tra tutti spicca l’inizio della guerra in Ucraina proprio lo scorso 24 febbraio di due anni fa e della quale, ancora oggi, non se ne intravede neanche lontanamente la fine. Se la pace non si vede, grazie al recente rapporto delle Nazioni Unite, siamo in grado di tirare le somme dei danni che il conflitto ha causato fino a questo momento e che conta 10.378 civili uccisi e 19.632 feriti. I danni, invece, quelli non si possono calcolare, certo è che quando questo conflitto finalmente cesserà, gli Ucraini in particolare, si porteranno le conseguenze per anni: problemi di salute, infrastrutture devastate, economia in rovina e diversi problemi irreparabili di natura ambientale. Rimanendo in quell’area, sempre questo mese porterà con sé anche il peso del ricordo della morte molto sospetta di Navalny, l’attivista politico russo antagonista di Putin. Dopo la rocambolesca vicenda della restituzione della salma, avvenuta ben 9 giorni dopo (chissà come mai tutta questa attesa) si attendono ora i funerali.
Se però volgiamo lo sguardo più dalla nostra parte, non è che febbraio è stato tanto più “leggero”, non mancano infatti gli eventi che entreranno negli annali, come per esempio la tragica strage di Cutro. Ricorre proprio oggi 26 febbraio la commemorazione del primo anniversario da quella terribile sciagura nella quale morirono 94 migranti, di cui 35 minori. Per non dimenticare mai questa tragedia indescrivibile, si è deciso di piantare 94 alberi per creare il Giardino di Alì, dal nome della vittima più piccola, Alì, un bimbo che non aveva ancora compiuto un anno.
Che sia un mese agitato ce ne siamo accorti presto quest’anno con il fermento della “protesta dei trattori” che ha smosso il mondo agricolo di tutta Europa. In modo particolare in questo momento centinaia di trattori hanno raggiunto Bruxelles per una maxi-protesta in concomitanza con il Consiglio Agricoltura che dovrà esaminare le proposte della Commissione europea per alleggerire gli oneri fiscali e burocratici a carico della categoria. Bruxelles è blindata da più fronti e i disordini sono tuttora in atto con le forze dell’ordine che non si fanno remore nell’utilizzare gli idranti sui manifestanti. Chissà cosa avrà da dire di questo trattamento Salvini che in precedenza aveva supportato la causa degli agricoltori in protesta e ne denunciava il fatto che venivano accolti con il “filo spinato”. “Non è questo il modo di confrontarsi” diceva Salvini, perché “il filo spinato evoca brutti ricordi e vederlo a Bruxelles nel 2024 non è un bell’esempio”. Chissà, adesso, se l’uso degli idranti sui manifestanti gli sarà più gradito, o forse sarebbe meglio usare i manganelli come a Pisa? Già perché per i fatti di Pisa e Firenze, dove dei giovani studenti delle scuole superiori disarmati e non violenti sono stati caricati e presi a manganellate durante un corteo pacifico pro Palestina, il leader leghista non ha avuto alcun comportamento solidale nei confronti dei manifestanti, anzi… Quel che è peggio è che il vicepremier si dissocia dal pensiero del Capo dello Stato, Sergio Mattarella che ha descritto l’uso dei manganelli sui ragazzi un fallimento. “Quello che non posso accettare è la messa all’indice della polizia italiana” afferma Salvini, anche se poi ha corretto in parte il tiro dicendo che “le parole del Presidente si leggono ma non si commentano”. Allora sarà per questo motivo che la premier Meloni non ha avuto alcuna considerazione in merito, nessun intervento, nessuna dichiarazione, solo silenzio, ma il suo è un silenzio davvero “carico” di significato.
Redazione La Pagina