Dall’Europa fondi aumentati contro la disoccupazione giovanile. All’Italia contributi triplicati. Letta vara il piano nazionale per l’occupazione
Come promesso, il cdm di mercoledì scorso ha varato il piano nazionale contro la disoccupazione giovanile. Il decreto si concentra su due questioni: occupazione e Iva. Letta, per esprimere con un’immagine, la situazione italiana, ha detto: “Oggi il gran premio della montagna, in autunno il falsopiano, nel 2014 la discesa”.
Diciamo subito che il decreto si è attirato critiche e apprezzamenti. Le critiche: quelle di Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria, che ha parlato di “stimolo importantissimo ma che non basta per ripartire”; ma anche quelle dei commentatori come Sergio Rizzo e Angelo Panebianco, il quale, sul Corriere, scriveva: “Che fine hanno fatto, si chiedeva Sergio Rizzo, privatizzazioni, dismissioni del patrimonio pubblico, spending review, introduzione dei prezzi standard nel servizio sanitario?”. Resta il fatto che nel decreto su dieci articoli nove sono dedicati all’occupazione. Si tratta di un miliardo e mezzo, metà dei quali serviranno a finanziare sgravi fiscali per l’assunzione di giovani sotto i 30 anni. Il bonus per chi assume giovani che non lavorino regolarmente da sei mesi oppure privi di diploma di scuola superiore oppure vivano soli con una o più persone a carico non può superare i 650 euro.
Con il decreto il governo finanzia di nuovo la vecchia social card fino alla fine dell’anno e istituisce una nuova carta per le famiglie del Sud in maggiore difficoltà, che beneficeranno di quasi mille euro a nucleo per i beni di prima necessità. Di questa nuova “Carta per l’inclusione sociale” beneficeranno 170 mila persone residenti nelle regioni meridionali, alle quali andranno 167 milioni. Coloro che potranno contare sulla vecchia social card istituita nel 2008 fino a dicembre saranno invece 425 mila persone.
Dicevamo che uno degli articoli del decreto riguarda il rinvio ad ottobre dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Il Pdl parlava di stop definitivo, mentre nel decreto si parla di rinvio di tre mesi. Per finanziare il rinvio si è ricorsi ad un gioco di prestigio: l’aumento al 100% dell’acconto Irpef, al 101% di quello Ires, una stangata sulle sigarette elettroniche, il che vuol dire tappare il buco solo temporaneamente. Il buco, poi, riemergerà l’anno prossimo, anche se si è guadagnato del tempo necessario per ulteriori valutazioni.
Come si vede il pomo della discordia tra Pdl e Pd nella maggioranza riguarda l’Imu e l’Iva: tutte e due le tasse rinviate, anche se probabilmente l’Imu sulla prima casa sarà soppressa definitivamente mentre l’aumento dell’Iva solo rinviata. Enrico Letta ha dichiarato: “Su Iva e Imu continueremo a fare di tutto per rispettare gli impegni presi, ma senza sfasciare i conti pubblici perché chi pensa che io sia qui per sfasciare i conti pubblici, sbaglia primo ministro”. Che è una risposta a quanti, nel Pdl, condizionano la fiducia al governo al rispetto rigido degli impegni sottoscritti.
Il piano contro la disoccupazione giovanile è stato varato prima della riunione del Consiglio europeo che ha discusso lo stesso argomento. Il fondo comunitario contro la disoccupazione giovanile è stato portato dagli iniziali 6 miliardi spalmati lungo 7 anni a 9 miliardi da impiegare in soli due anni. L’Italia avrebbe dovuto ottenere 500 milioni e invece avrà un miliardo e mezzo. “Oggi c’è da sorridere”, ha detto Letta in una conferenza stampa, “abbiamo vinto sull’occupazione giovanile, prevalso in zona Cesarini sull’unione bancaria (se le banche falliscono, i risparmiatori sotto i 100 mila euro non perderanno nulla, nr) e pareggiato sulla Bei”. Per completezza, aggiungiamo l’esortazione del premier a Confindustria. “Ora”, ha detto Letta agli imprenditori, “sta alle imprese, le imprese non hanno alibi, possono assumere giovani, con una forte defiscalizzazione, ovviamente a tempo indeterminato”. Del giudizio di Vincenzo Boccia abbiamo già riferito; quello di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, in risposta all’esortazione di Letta, è stato il seguente: “La direzione è giusta, ma per risolvere il problema dell’occupazione in Europa mi sembra una cifra modestina”.
Si chiude con due successi (piano italiano e fondi europei contro la disoccupazione giovanile) l’azione del governo per invertire la tendenza negativa della crisi. Le dichiarazioni di Letta sono anche una risposta alle fibrillazioni in seno al Pdl tra i falchi che volevano incalzare fino a “terremotare” la maggioranza su Imu e Iva e quanti, le colombe, cioè i ministri, fanno risaltare i risultati positivi, che erano e sono la ragione per cui è nata la maggioranza delle larghe intese. Letta ha parafrasato Berlusconi quando questi, a proposito dei contrasti, appunto, tra falchi e colombe nel Pdl, aveva parlato di “stimoli positivi” e della “parola data” per cui “il governo deve andare avanti”. E’ quello che tutti (o quasi) sperano.