Elezione da record per Putin che viene riconfermato fino 2030 con l’87% dei voti, ma tutto era facilmente prevedibile. Era forse meno prevedibile la presenza di Pupo con il suo concerto organizzato proprio per queste elezioni… eppure c’era pure lui! C’è stato qualche tentativo di protesta, come chi ha versato un’intera boccetta di inchiostro dentro un’urna piena di schede, o chi ha lanciato una molotov contro un seggio a San Pietroburgo, qualche arresto dentro i seggi, ma per il resto tutto è andato come previsto. E non poteva andare altrimenti, visto che gli elettori erano accolti nei seggi con tanto di soldati armati fino ai denti che si premuravano perfino di entrare a loro piacimento dentro le cabine durante il voto. Elezioni democratiche, sì… Ormai tutto ha un senso lato. Così “Putin” sarà il nome del presidente russo fino al 2030 che, come prassi ormai, torna a minacciare l’occidente affermando che in caso di un conflitto su vasta scala tra Russia e Nato, il mondo sarà “ad un passo dalla terza guerra mondiale”.
Ci hanno provato i dissidenti coraggiosi con “Mezzogiorno con Putin”, l’iniziativa di protesta lanciata da Aleksei Navalny prima della sua morte, ma dovranno trascorrere con Putin ancora molto tempo, non solo quel mezzogiorno. Anche la vedova di Navalny si è presentata all’ambasciata russa di Berlino partecipando alla protesta e dichiarando di aver scritto sulla sua scheda il nome del marito, ovvero il maggior oppositore di Putin. Così c’è stato chi ha partecipato all’iniziativa insieme alla vedova e c’è chi va ancora oggi in una sorta di pellegrinaggio sulla tomba di Navalny, al cimitero di Borisovo, alla periferia di Mosca, dove insieme ai fiori e ai pensieri per il più grande oppositore del neoeletto presidente russo, trovano spazio schede elettorali con scritto il suo nome.
Mentre per Europa e Usa si sono trattate di elezioni non democratiche, non libere e false, puntuali arrivano i messaggi di congratulazione per il grandioso risultato dello zar russo, le prime sono quelle del presidente cinese Xi Jinping che ha sottolineato che il risultato “riflette pienamente il sostegno del popolo russo” al suo leader e poi quelle del presidente iraniano, Ebrahim Raisi. A questi si aggiungono le congratulazioni da parte del leader nordcoreano Kim Jong un, del presidente venezuelano Nicolas Manduro e quelle del cubano Miguel Diaz Canel, ovvero tutte figure e nazioni che hanno qualcosa in comune con Putin, che sia una guerra in atto, che sia l’uso della dittatura o l’inimicizia con gli Usa. Che in un ipotetico scenario di conflitto allargato, “la terza guerra mondiale” accennata da Putin nel suo primo intervento dopo la riconferma come presidente, non è difficile immaginare quali possano essere i probabili alleati russi. Il mondo è già ben diviso, dopo queste elezioni lo è ancora di più.
Redazione La Pagina