È accaduto a Montedarena, in provincia di Taranto
Fatti del genere di quelli che stiamo per raccontare probabilmente ne succedono tantissimi nel mondo, ma siamo sicuri che pochi avranno o avranno avuto lo sviluppo di questo. È successo in provincia di Taranto un paio di anni fa, ma solo ora è stato pubblicizzato, evidentemente perché la piega che ha avuto ha dell’incredibile. Dunque, il 4 agosto del 2009 un ragazzo diciottenne parlava con un amico a Montedarena, sulla litoranea salentina. Ad un certo punto si avvicina all’Ape di un rivenditore ambulante e prende un ovetto di cioccolato, del valore di poco più di un euro. A questo punto le versioni divergono radicalmente. Il ragazzo afferma di aver preso l’ovetto e di averlo mostrato al commerciante per pagarlo, il commerciante, invece, afferma che il ragazzo l’aveva messo in tasca, che lui gli aveva fatto notare che l’aveva rubato e che per tutta risposta era stato insultato. Contro replica del ragazzo, che dice che non è vero nulla, che il commerciante lo aveva sgridato facendogli notare che non avrebbe dovuto toccare l’ovetto e che lui, il ragazzo, gli aveva chiesto scusa. Qualcuno, evidentemente, dice il falso, ma di questo ci occuperemo più avanti. Ora andiamo avanti con la storia, perché il battibecco tra i due si è chiuso con la chiamata dei carabinieri da parte del commerciante. A questo punto il ragazzo è stato condotto in caserma e interrogato. Tra il fermo e l’interrogatorio erano passate varie ore, per cui l’interrogatorio ha luogo alle due di notte. Il padre del ragazzo tenta di comporre il litigio con il commerciante, il quale si mostra irremovibile: non è disposto per nessun motivo a ritirare la denuncia, nemmeno di fronte alle scuse presentate dal padre del ragazzo al commerciante. La storia va avanti, il commerciante rifiuta anche un tentativo di mettere fine alla denuncia con il pagamento di tutte le spese fino ad allora sostenute, compreso il mancato guadagno. Il padre offre al commerciante mille e seicento euro. Il commerciante rifiuta anche questo questa proposta, per cui la denuncia arriva sul tavolo del pubblico ministero che accusa il ragazzo di furto e di ingiuria. Ecco, sono passati due anni e si avvicina il processo. Non sappiamo come finirà, sappiamo però che poteva e doveva essere evitato per una questione di dignità. Tra denuncia, interrogatori, verbali, istruttoria, avvocati, sedute di tribunale, dibattimento, sentenza, agenti che devono presenziare, copie, fotocopie e certificazione degli atti, eccetera eccetera, si saranno spesi migliaia e migliaia di euro, bloccando il tribunale su un furto irrisorio. È evidente che o il ragazzo o il commerciante dicono il falso e anche se la sentenza darà ragione ad uno anziché ad un altro sarà difficile appurare come si sono svolti realmente i fatti. Toccava al commerciante ragionare e valutare l’entità dell’eventuale furto? È possibile: intestardirsi per un euro – anche avendo ragione – è davvero quantomeno poco dignitoso oltre che poco signorile. Anche se il giudice gli darà ragione, comunque sarebbe stato meglio perdere un euro piuttosto che tanto tempo e con tanti fastidi. Ammettiamo che il commerciante, stanco di subire piccoli furti, abbia voluto dare una lezione a qualcuno. Bene: possibile che i carabinieri non abbiano cercato di farlo ragionare e farlo desistere dal proseguire con la denuncia? Ammettiamo anche che non ci siano riusciti. Possibile che il pm non abbia il potere di bloccare una assurdità del genere? Noi crediamo di sì ma se ci sbagliamo allora vuol dire che qualcosa non funziona, perché va bene la questione di principio, ma l’entità del danno dovrebbe pur contare per dichiarare il non luogo a procedere di un simile, presunto, furto.Il fatto che il commerciante non abbia voluto sentir ragioni, a rigor di logica farebbe capire che abbia ragione. Sia. Non sempre la verità reale coincide con la verità processuale, dunque potrebbe anche succedere che il giudice, di fronte alle due opposte tesi, potrebbe mandare assolto il ragazzo. Nel qual caso, da innocente, avrebbe ottenuto giustizia; da colpevole avrebbe ridicolizzato la giustizia stessa. In ogni caso, si ritorna al punto iniziale: possibile che si debba fare un processo che dura anni e che costa migliaia di euro per una stupidata del genere? Ebbene sì, in Italia è possibile anche questo. [email protected]