Il 23 gennaio 1961 cadde un bombardiere che trasportava due bombe nucleari. Nell’impatto col suolo il detonatore di una di esse s’innescò, fu solo l’ultimo interruttore a bloccarsi grazie ad una dinamo difettosa
Nel 1961 gli Stati Uniti hanno rischiato una catastrofe nucleare. Le notizie si ebbero già pochi mesi dopo, scritte in un libro di Ralph Lapp, scienziato che lavorava per il governo, ma rimasero senza commento e senza seguito perché nessuno poteva verificarle. Eppure era tutto vero. Gli Usa, e in particolare tutta la Carolina del Nord, avrebbero potuto diventare un deserto da day after, ma non per colpa di qualche potenza straniera, semplicemente perché un bombardiere B-52 che trasportava due ordigni nucleari da quattro megatoni si avvitò in aria e picchiò verso la Carolina del Nord, andandosi a schiantare nei pressi di un campo agricolo a Faro. Il comando ricevuto dalla bomba era che dovesse andare ad esplodere sulla città di Goldsboro. Si trattava di due bombe ad idrogeno “Mark 39”, che avevano una potenza distruttiva 260 volte maggiore di quella caduta su Hiroshima nell’agosto del 1945. In una di queste due bombe, nell’impatto con il suolo e nella frantumazione dell’aereo, s’innescò il meccanismo di detonazione. In pratica, si comportò come se avesse ricevuto il comando di colpire un obiettivo.
Tutto questo avvenne pochi giorni dopo l’insediamento del neopresidente John Fitzgerald Kennedy alla Casa Bianca e un anno prima che scoppiasse la crisi cubana. A rivelarlo in forma ufficiale e completa è stato il quotidiano britannico “The Guardian”, che ha avuto l’accesso ai documenti ufficiali e che ha ricostruito nei dettagli quanto accadde quel 23 gennaio 1961.
Se la bomba fosse esplosa, come sembrava che dovesse accadere, avrebbe causato milioni di morti all’istante e altrettanti, se non di più, nel corso dei giorni e dei mesi successivi. Una catastrofe immane. Non solo. Si era, come ricordato, in pieno clima di guerra fredda. I rapporti con l’Urss sarebbero cambiati sicuramente a favore di quest’ultima, che possedeva anch’essa la bomba atomica. L’Urss avrebbe potuto reagire e nessuno può immaginare cosa sarebbe successo, quale piega avrebbero preso gli avvenimenti. Una cosa è certa: gran parte degli Stati Uniti sarebbe diventata invivibile. Parliamo della costa atlantica, di città come Washington, Baltimora, Filadelfia, New York. Dunque, tragedia planetaria, fuga in massa dei superstiti, economia a pezzi, povertà, malattie. Di conseguenza, anche le altre nazioni sarebbero cadute nella povertà e nell’emergenza malattie ed epidemie. Insomma, una prospettiva raccapricciante, che per fortuna l’umanità si è vista risparmiare.
Cos’era successo? Il detonatore di una bomba si era messo in moto, i meccanismi interni della bomba si comportarono come se avessero ricevuto l’ordine di esplodere, così uno dietro l’altro gli interruttori della catena dell’esplosione entrarono in funzione. Se l’esplosione finale non ci fu, fu dovuto all’ultimo interruttore, quello a basso voltaggio che innescava l’esplosione vera e propria. Dunque, l’ultimo interruttore non si attivò subito, permettendo alle squadre di emergenza dei tecnici del Pentagono di intervenire. La bomba fu neutralizzata, fu recuperata anche l’altra e nessuno seppe nulla dell’accaduto. I documenti che sono stati declassificati ora e che hanno permesso al Guardian di pubblicare e ricostruire l’accaduto nei minimi dettagli furono redatti otto anni dopo da uno scienziato responsabile dei meccanismi di sicurezza degli ordigni, Parker Jones, il quale scrisse: “Tre dei quattro meccanismi di protezione non si attivarono perché uno venne neutralizzato dalla caduta dell’aereo e due dalla rottura della carlinga, fu solamente una dinamo a basso voltaggio che scongiurò una terribile catastrofe nucleare negli Stati Uniti”.
Fu un caso, dunque, a salvare gli Stati Uniti e l’umanità, un puro caso.