Se lo sventolio di ulivi e palme nella domenica che precede la settimana pasquale sta a significare un saluto festoso e presagio di pace, l’attacco Russo alla cittadina di Sumy in Ucraina, in un giorno di grande significato simbolico come questo, la dice lunga sulla volontà di Putin di voler giungere ad una pace. Lui che la pace la beffeggia da tre anni e nel giorno della domenica delle Palme più che mai.
L’attacco, il “vile“ attacco missilistico russo ha spazzato via oltre 30 vite, tra cui anche bambini, ha fatto oltre 100 feriti e ci ha restituito le solite immagini strazianti, di macerie, morte e dolore, come le persone piegate piangenti sui corpi inermi che giacciono in terra, la voce di una bimba in braccio alla mamma che urla spaventata di essere stata colpita, il sangue sul volto di entrambe, era la gente che andava a pregare magari proprio per la pace. Così è trascorsa la domenica delle Palme che apre la settimana santa a Sumy, un Paese ucraino ai confini con la Russia.
Mentre ancora oggi si scava sotto i palazzi crollati, l’Occidente condanna l‘accaduto, le parole sono amare, dicono le solite formule retoriche ma lasciano trasparire un pizzico di incredulità: come è possibile che accada proprio mentre si lavora per la pace e in un giorno così simbolico per i cattolici come la domenica delle Palme? Ma quello che forse dovremmo chiederci tutti è come sia possibile stupirsi della crudeltà dei tiranni, dopo quello che la storia ci ha mostrato in tempi neanche troppo distanti? Una situazione come quella di Sumy – purtroppo – ormai non dovrebbe più stupirci, Putin e tutti quelli come lui ci hanno abituato che il peggio può sempre arrivare, come i missili che piovono dal cielo in un giorno di preghiere e speranza.
Perfino l‘amministrazione di Trump è scombussolata, se non addirittura frustrata per i risultati pressoché nulli della mediazione americana, è chiara la poca considerazione della Russia degli sforzi USA e dei Paesi occidentali che lavorano per la pace.
“L’attacco della Domenica delle Palme di oggi da parte delle forze russe contro obiettivi civili a Sumy trascende ogni limite di decenza. Ci sono decine di morti e feriti tra i civili. È per questo che il presidente Trump si sta impegnando a fondo per porre fine a questa guerra”. Lo scrive su X l’inviato speciale americano per Ucraina e Russia, Keith Kellogg, svelando l‘evidente frustrazione, ma Trump non lo vuole ammettere davanti al resto del mondo, sarebbe un affronto riconoscere l‘inutilità della sua influenza su Putin per questo accordo di pace tanto decantato e afferma: “mi è stato detto che hanno fatto un errore“.
La domenica delle palme a Gaza non è stata meno disperata. Ad essere al centro dei bombardamenti l‘ospedale battista di Gaza, il 35° colpito, l‘ultimo centro ospedaliero che era rimasto attivo. Il raid avvenuto nel corso della notte avrebbe colpito un centro di comando di Hamas individuato dalle forze israeliane proprio dentro l‘ospedale per i quali, avvisano tramite nota, “il complesso era usato dai terroristi per pianificare e eseguire attacchi terroristici contro le forze dell’Idf e i cittadini dello Stato di Israele”.
Le scene sono le medesime, devastazione e disperazione la fanno da padrone, con il personale ospedaliero e i volontari che si affannano nell‘immediato a far evacuare i pazienti dell‘ultimo ospedale di Gaza con la terapia intensiva attiva, trasportandoli fuori su letti e barelle. In questo caso le parole di condanna del segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il rev. Jerry Pillay, riassumono il parere generale su questo meschino evento: “Il fatto che questo attacco sia avvenuto la Domenica delle Palme, all’inizio della Settimana Santa, accresce l’indignazione e il dolore”. “Mentre celebriamo la Pasqua, la resurrezione di Cristo afferma che la morte e l’ingiustizia non avranno l’ultima parola”, ha affermato Pillay. “Di fronte alla distruzione, proclamiamo la vita”. Pillay ha concluso: “Invitiamo la comunità internazionale ad agire con urgenza per proteggere i civili, far rispettare il diritto internazionale e contribuire a porre fine a questa brutale guerra”.
Gli eventi della domenica delle Palme dell’anno 2025 ci mettono di fronte l’inesorabile realtà che non esiste più nessun ordine mondiale che possa risolvere questa situazione, la necessità di raggiungere un nuovo equilibrio è palpabile, però ad oggi sembra impossibile riuscire ad ottenerlo attraverso risoluzioni pacifiche. Ma la festività che ci accingiamo a celebrare ci insegna qualcosa di importante, e come un Cristo che si appresta a vivere la sua passione anche l’uomo, aggrappato alla propria croce, spera fortemente in tempi migliori: che morte e ingiustizia non abbiano l’ultima parola!
Redazione La Pagina