La storia di Enea, nato alcuni giorni fa, potrebbe essere un ottimo soggetto per un romanzo o un film sulla storia di un bimbo che ha iniziato la sua seconda vita il giorno della santa Pasqua nell’anno 2023, quando una “culla per la vita” – quella della clinica Mangiagalli di Milano – lo ha segnalato al personale sanitario destando sentimenti di stupore, meraviglia, commozione e gioia. Ed è comprensibile, soprattutto lo stupore, visto che in 16 anni la “culla per la vita” ha accolto solo altri 2 bimbi oltre ad Enea, contro i quasi tremila neonati abbandonati in Italia ogni anno (stima della Sin – Società italiana di neonatologia) sparsi in cassonetti, strada, in scatole o chissà dove.
Enea è un bambino fino adesso fortunato, la sua mamma ha voluto il meglio per lui, un parto in sicurezza in ospedale, dove ha ricevuto tutte le cure possibili e i controlli necessari per stabilire che fosse sano e in salute. Ma dove ha anche potuto godere di giorni d’amore e di coccole con la sua mamma che, non potendolo tenere, ha scelto di dargli un’occasione di vita, possibilmente più semplice e più felice di quella che lei riteneva di potergli garantire. La mamma di Enea ha scelto di dare una seconda vita ad Enea, che è cominciata il giorno di Pasqua e ancora oggi è al centro dell’attenzione di tutti, all’insaputa di Enea che invece, e per fortuna, sta godendo di tutte le attenzioni e le cure che necessita un bimbo appena affacciato alla finestra della vita. Presto, probabilmente, Enea potrà essere accolto dalla famiglia che tanto lo desidera. È una storia a lieto fine, ma in Italia non si perde occasione di far polemica per tutto. In questo momento incalza la polemica per quanto il caso di Enea sia diventato di dominio pubblico. È iniziata una sorta di “caccia” mediatica alla mamma per “convincerla” a tornare sui suoi passi e riprendere Enea con sé. Una mamma che amorevolmente lo ha atteso, ha pensato di metterlo al mondo in sicurezza, lo ha coccolato finché ha potuto e ha cercato un futuro migliore per il piccolo, è una mamma che ama questo figlio e vuole che lo sappia, come vuole che sappia che la sua mamma ha scelto per lui un nome importante e forte, come forte lo è stata lei che ha dovuto fare questa scelta sofferta. Allora in molti, tra cui anche volti noti italiani, credono di poter spingere la madre a rivelarsi e di accettare aiuti promessi consentendo un futuro sereno ad entrambi (come se crescere un figlio sia esclusivamente una questione di soldi). Dall’altro lato c’è chi accusa di sciacallaggio mediatico della storia. È vero che in Italia forse ci si lascia un po’ andare, ma in questo caso che ben venga. Enea, con la sua bella storia di bimbo amato sin dall’inizio, permette soprattutto di diffondere notizie utilissime, tra cui soprattutto che le culle termiche come quelle del Policlinico di Milano, offrono una alternativa valida, una scelta d’amore, in sicurezza e protezione (per la mamma e per il piccolo), evitando eventuali scenari tristi e drammatici di cui forse ormai siamo abituati a leggere. Permettere alla mamma di Enea di ricevere queste notizie dopo aver lasciato il suo bimbo non può che essere di sollievo per lei che sa di aver garantito un futuro al piccolo, oppure, nello stesso tempo, le viene comunicato attraverso l’informazione mediatica che esiste una seconda possibilità e, se sceglie di prendersi cura del figlio, riceverà aiuti e sostentamenti.
È stato fatto un ottimo lavoro di comunicazione, eppure moti pensano che sarebbe stato meglio tacere per non “tormentare” la madre nella scelta difficile che ha fatto. Nessuno pensa che, in futuro, molte mamme conoscendo la storia di Enea, possono fare la scelta giusta, nessuno pensa che una tale comunicazione possa essere d’incentivo per evitare infanticidi e abbandoni insicuri, chissà in quanti non sanno nemmeno dell’esistenza di questa possibilità. È bene che se ne parli, dunque, con discrezione certamente, ma non tacere!
Anche in Svizzera esistono le baby-finestre, ovvero dei dispositivi di accoglienza per neonati dove le mamme possono adagiare i piccoli in un luogo sicuro, protetto e discreto, collegato con una struttura sanitaria che se ne prenderà cura. Nella baby-finestra la mamma trova una lettera in cui ci sono consigli e una lista di contatti dove chiedere aiuto. Inoltre se dovesse cambiare idea, la donna ha a disposizione un anno per annunciarsi alle autorità e richiedere il proprio bimbo. Oltre alle baby finestre le future mamme che non possono occuparsi del neonato possono scegliere il “parto confidenziale” ovvero una formula di parto dove viene garantita l’assoluta riservatezza, basta chiedere nei centri di competenza e consultori per avere maggiori informazioni.
Quando le possibilità ci sono, bisogna farle conoscere: Enea ha avuto una seconda occasione e grazie alla sua storia altri bimbi potranno avere una loro finestra da cui affacciarsi alla vita.
Redazione La Pagina