Atteso per il 24 dicembre il via libera della Camera alla manovra finanziaria 2023. Meloni: soddisfatta nonostante le difficoltà!
Sono tante le aspettative degli italiani per questa manovra che sta impegnando non poco i politici e infervorendo gli animi degli addetti ai lavori. Mentre non mancano le critiche spietate dell’opposizione, la premier Meloni, parlando ai parlamentari di Fratelli d’Italia durante l’incontro per lo scambio degli auguri di Natale, si è dichiarata “soddisfatta pur se tra mille difficoltà anche di rodaggio”, ma ha affermato anche che il nodo della legge di bilancio “si può e si deve migliorare”. “Rispetto a chi auspicava e prefigurava una partenza di questa maggioranza e di questo governo come una catastrofe, tutto il racconto che è stato fatto su di noi sta a loro tornando indietro come un boomerang”, ha detto la presidente del consiglio ai parlamentari prima di partire per l’Iran per incontrare i militari italiani impegnati nei contesti di guerra.
Nel frattempo, prima di essere approvata, la manovra dovrà essere modificata, la Ragioneria Generale dello Stato, infatti, ha chiesto di apportare 43 correzioni al testo della manovra e lo stralcio dell’emendamento che prevede lo stanziamento di 450 milioni di risorse ai Comuni perché “la norma determina effetti negativi sui saldi di finanza pubblica di 450 mln nel 2023. Pertanto, parere contrario”.
Dopo il via libera della Commissione bilancio, giunto durante la maratona notturna, adesso la manovra dovrà fare il percorso inverso e tornare dall’aula alla Commissione per le modifiche necessarie al testo. Per questo motivo si arriverà al via libera della Camera solo nella tarda mattinata del 24 dicembre.
Oltre al rialzo delle pensioni minime degli over 75 a 600 euro; all’aumento del tetto sulle decontribuzioni da 6mila a 8mila; all’aumento “da 20 a 25mila” del tetto del reddito per il taglio del cuneo contributivo di un ulteriore punto percentuale; e al ritorno dal tasso variabile al tasso fisso per i contratti dei mutui ipotecari, tra le norme più travagliate vi è quella che riguarda le transazioni con i pos. È stato infatti approvato in commissione di Bilancio alla Camera l’emendamento alla manovra che sopprime la modifica introdotta nella stessa legge di bilancio con cui si introduceva un tetto di 60 euro entro il quale i commercianti avrebbero potuto rifiutare transazioni col pos senza incorrere in sanzioni. Dunque tornano le multe per i commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat.
Anche la modifica della 18app, sostituita con la Carta Cultura, sta destando diverse polemiche. La Carta Cultura, infatti, destinata a chi diventa maggiorenne prenderà il posto della 18app e non dovrà essere finanziata nel 2023 con le risorse stanziate per il 2022. Il più accanito è Matteo Renzi – il bonus da 500 euro ai giovani, infatti, era stato introdotto durante il suo governo – che accusa il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, di essere un bugiardo poiché, ha scritto Renzi in un comunicato, “mente sapendo di mentire, i soldi per la 18App sono stati del tutto cancellati e azzerati, altro che merito e Isee”. “Basta leggere il bilancio, anziché le veline del Miniculpop, per capire che c’erano 230 milioni di euro nel 2022 e ci saranno zero euro nel 2023. Forse nel 2024 arriverà una nuova card, diversa. Ma quest’anno Sangiuliano ha cancellato i fondi per la cultura giovanile e li ha regalati ai presidenti delle squadre di serie A che hanno ricevuto 890 milioni di euro” ha affermato Renzi.
Sta conducendo una vera e propria battaglia Giuseppe Conte, leader del M5s, contro l’emendamento che riguarda il Reddito di cittadinanza che è stato ridotto da 8 a 7 mesi delle mensilità oltre a diverse altre limitazioni, quali titolo di studio e il fatto che viene a mancare il concetto di “offerta congrua” in relazione all’offerta di lavoro che il beneficiario è tenuto ad accettare per non perdere il godimento del Rdc. “Qui non riguarda il Reddito di cittadinanza: dire che i più indigenti devono accettare qualsiasi proposta significa distruggere l’ascensore sociale, riguarda tutti e siamo alla follia pura – ha affermato Conte all’Assemblea di Coldiretti – Hanno fatto saltare il concetto di congruità, che è fondamentale per tutelare la dignità del lavoro e degli studi”.
Redazione La Pagina