Cosa spinge una persona a tenere in casa propria decine di serpenti tra i più velenosi al mondo? Quali requisiti devono essere soddisfatti? Swissinfo.ch ha intervistato a questo proposito Christian Derwey, che convive felicemente con alcuni cobra e mamba.
«Tutto è cominciato quando avevo 19 anni [ora ne ha 37], guardando un documentario sui serpenti: questa scintilla ha fatto nascere la passione, che non è più venuta meno», spiega Christian Derwey, mentre ci troviamo nel seminterrato della sua abitazione di Sorens, nella campagna friburghese.
«La prima biscia che ho allevato era il cosiddetto “serpente dei principianti”, ossia il serpente del grano [famiglia dei colubridi]; in seguito, ho aggiunto alla mia collezione anche i rettili velenosi», dice l’informatico, spiegando che alcuni animali mitici come il cobra o il mamba esercitano un fascino a cui è difficile resistere.
Accanto a noi, numerosi terrari in cui si trovano vari rettili velenosi: mamba, cobra, serpente a sonagli, vipera del deserto. I suoi rettili sono attualmente una cinquantina. Buona parte di questi è nata in cattività, poiché Derwey preferisce non strapparli al loro ambiente naturale.
Sulla porta del locale è affisso un foglio in cui sono indicate le misure di primo soccorso da eseguire in caso di morsi; sotto ogni terrario, un’etichetta indica il nome del serpente, la sua area geografica di provenienza e il grado di tossicità del veleno. Mentre discutiamo, il gatto di casa osserva incuriosito le bestiole dall’altra parte del vetro.
Formazione adeguata
In passato, la detenzione di serpenti velenosi non era subordinata all’ottenimento di un attestato di competenza, come invece avviene attualmente. Di conseguenza, sottolinea Derwey, «si imparava a manipolare i rettili in modo piuttosto rudimentale, e ciò era pericoloso».
L’ordinanza sulla protezione degli animali è quindi stata modificata – a partire dal mese di settembre del 2008 – in senso più rigoroso: «Si tratta di una decisione opportuna, poiché nessun appassionato vuole che succedano incidenti dovuti all’imperizia, i quali potrebbero condurre a una proibizione totale della detenzione di serpenti velenosi». Derwey stesso organizza corsi di una quarantina d’ore per chi desidera allevare questo tipo di animali.
«Ovviamente, ogni persona che ha serpenti al proprio domicilio impara grazie al cosiddetto “learning by doing”, ma questo processo è molto più semplice ed efficace se si dispone di buone basi», rileva Derwey.
Il nostro interlocutore aggiunge: «Il medesimo principio vale anche per animali più comuni, come cani e gatti. È necessario conoscerne le caratteristiche fisiche e caratteriali, ad esempio per non dover ricorrere sistematicamente al veterinario».
Più si sa, meno si teme
Un buon grado di conoscenza aumenta la sicurezza, ma anche la tranquillità. A questo proposito, ci racconta un aneddoto significativo: «Quando mi sono trasferito in questo quartiere con i miei animali, numerosi vicini si sono pentiti di avere acquistato un’abitazione nei paraggi. La metà di loro voleva traslocare! Li ho quindi invitati a casa mia: ho mostrato e spiegato loro come mi comporto con i serpenti e quali sono le precauzioni adottate. Così facendo, sono riuscito a tranquillizzarli».
Fornire un’informazione adeguata – anche grazie alle frequenti esposizioni di rettili – contribuisce a combattere i pregiudizi. Nella casa di Derwey vivono due bambini: anche loro stanno imparando a conoscere e apprezzare i serpenti, «rispettandoli senza tuttavia averne paura». «Se ci venisse insegnato fin da piccoli che i gatti sono animali cattivi e pericolosi, agiremmo di conseguenza. Lo stesso vale per i rettili».
Come per le motociclette
La domanda sorge spontanea. Il serpente riconosce chi lo alleva, come può avvenire per un cane o per un gatto? «Il serpente non riconosce direttamente la persona, ma il modo con cui la persona lo manipola. In altre parole, l’animale capisce dai gesti se chi lo sta toccando è esperto o meno».
Durante la sua carriera di allevatore Derwey è stato morsicato a due riprese durante la manipolazione, da un cobra e da una vipera del deserto. L’uomo non ha però subito danni gravi grazie alla sua prontezza di spirito: «Ho spiegato ai medici dell’ospedale le caratteristiche del veleno, dopo essermi prestato da solo i primi soccorsi. Fortunatamente, è stato possibile somministrare il siero in tempo utile».
Nonostante lo spavento – dopo il morso, il tasso di coagulazione è sceso allo 0% nello spazio di due ore – Derwey commenta: «È importante tenere presente che questi incidenti possono accadere anche se si opera con tutte le precauzioni del caso».
Per questo motivo, è necessario rispettare le tappe anche per quanto concerne l’allevamento di serpenti velenosi: «Un cobra non ha le stesse caratteristiche a livello di peso, veleno, lunghezza, rapidità di un colubro. È quindi necessario un apprendimento progressivo. Un po’ come per le motociclette: non si comincia con una da 1’000 cm3 di cilindrata!».
In ogni caso, conclude Christian Derwey, «qualsiasi passione va coltivata ed esercitata con serietà; in caso contrario, è meglio lasciar perdere».