La settimana scorsa, l’Associazione svizzera strutture d’accoglienza per l’infanzia e il Sindacato dei servizi pubblici hanno lanciato una petizione che chiede alle autorità federali di destinare cinque miliardi di franchi all’anno agli asili nido.
I promotori dell’iniziativa hanno fatto notare che anche se negli ultimi anni la Confederazione ha profuso maggiori sforzi creando 24 mila nuovi posti di lavoro nel settore, l’offerta degli asili nido è ancora ampiamente insufficiente.
La Svizzera, infatti, destinando agli asili nido solamente lo 0,2% del prodotto interno lordo, rispetto a diversi paesi europei, è ancora molto in ritardo. Nei paesi scandinavi tale somma raggiunge l’1,4% o addirittura il 2,3% del Pil. Secondo le suddette organizzazioni la somma da destinare alle strutture d’accoglienza ai bambini, dovrebbe perlomeno corrispondere all’1% del prodotto interno lordo, come consigliato sia dall’Unione Europea che dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e dall’Unicef.
Attualmente, uno dei problemi maggiori è che meno del 50% delle persone che lavora in queste strutture ha un diploma di scuola universitaria. In altre parole, oltre la metà di essi non ha ricevuto alcuna formazione specifica. D’altra parte, che la Svizzera in questo settore abbia grosse lacune da colmare è emerso anche da uno studio internazionale dell’Unicef effettuato nel 2008, che metteva soprattutto in evidenza il fatto che la Svizzera, rispetto agli altri Paesi europei, non investisse abbastanza negli asili nido.
Pertanto, occorre potenziare le strutture, aumentare i sussidi cantonali e comunali da destinare alla creazione di nuovi asili nido, ma anche aumentare gli stipendi del personale che, secondo i sindacati, sono spesso poco decorosi. Un contratto collettivo di lavoro nazionale è certamente auspicabile per definire salari minimi e altre condizioni di lavoro valide per tutto il personale operante nel settore della prima infanzia. Infine, bisognerebbe che i cantoni si coordinassero meglio, poiché allo stato attuale delle cose in materia d’infanzia ognuno conduce la propria politica.
Per esempio, se si decide di puntare maggiormente sulla formazione per il personale, ciò dovrebbe procedere di pari passo in tutti i cantoni, onde evitare ostacoli alla mobilità geografica del personale e assicurando dei servizi di qualità su tutto il territorio nazionale. Per tutte queste ragioni è auspicabile che le autorità federali accolgano la petizione in favore delle strutture d’accoglienza per l’infanzia, poiché investire sui bambini significa investire sul futuro.
Bruno Palamara
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