Un milione di giovani attendono l’approvazione dello Jus solI
Per lo Ius soli non è ammesso indietreggiare.
Il presidente del Consiglio e tutti noi conosciamo il valore simbolico e umano di questa legge di civiltà.
Si tratta di valutare quando usare il voto di fiducia.
È un dovere procedere.
Non è un caso su cui possa valere una politica politicienne, che peraltro finirebbe per non aiutare la crescita della società e per danneggiare il partito democratico e le forze
di progresso italiane.
Voglio aggiungere che, al di là di ogni sondaggio, ci sono migliaia di associazioni e singoli che si sentono mobilitati per i diritti umani e di cittadinanza. Anche per questo, ho firmato e invito a firmare la legge di iniziativa popolare che mira a superare la Bossi-Fini promossa nell’ambito della campagna “Ero straniero- l’umanità che fa bene”.
Sono le puntuali dichiarazioni della collega Barbara Pollastrini, alla lettura del calendario dei lavori del senato della repubblica per il quarto trimestre dell’anno in corso che non prevede l’esame del disegno di legge sullo Ius soli già approvato dalla camera dei deputati prima della pausa estiva.
Di particolare significato, anche per le sue funzioni all’interno della compagine governativa, la reazione, persino indignata, di Graziano Delrio, attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nonché eminente esponente dell’area cattolica democratica.
L’invito suo a operare con coraggio per quel salto di civiltà che consente al milioni di giovani, nati e cresciuti culturalmente nel nostro paese, di acquisire la cittadinanza italiana.
Condivido la loro azione, il coraggio con cui sanno condurre battaglie di civiltà volando controvento, per non cadere vittime dell’istinto plebeo alla chiusura nel segno di un rigurgito xenofobo verso chi si ritiene lontano e diverso. La storia dell’emigrazione italiana nel corso dei secoli è lì a indicarci il cammino.
Siamo andati per il mondo portando braccia di lavoro e sentimenti di speranza di un nuovo avvenire dopo avere abbandonato una terra, allora, povera e ingrata.
L’ultimo esempio riguarda noi, cittadini italiani nella Confederazione Elvetica.
La storia di settecentomila cittadini perfettamente integrati nel tessuto sociale ed economico della Svizzera, dei quali, oltre la metà, possiede due cittadinanze, due passaporti e più culture come è tradizione e ricchezza di questa terra.
Dopo le dimissioni del Consigliere Federale Didier Burkhalter, già presidente della Confederazione, il parlamento elvetico procederà all’elezione del successore tra i possibili candidati indicati dai rispettivi partiti cantonali di riferimento, il ticinese Ignazio Cassis, il ginevrino Pierre Maudet e la vodese Isabelle Moret.
Due di loro, il ticinese e il ginevrino, sono doppi cittadini, rispettivamente, italo e franco – svizzeri.
Esempi virtuosi d’integrazione protagonista in un paese che li accolse in gioventù.
Per quanto riguarda Ignazio Cassis, il favorito all’ascesa al vertice della Confederazione, il decorso della sua ancora giovane vita è l’esempio più vero di come un paese lungimirante sappia utilizzare a fondo la creatività, l’intelligenza, l’ impegno, la passione civile di ognuno.
Padre nato nel novarese, a Luino, trasferitosi a Lugano, presumibilmente, dopo una lunga esperienza transfrontaliera, madre bergamasca, della terra vicina da cui sono arrivati, nel corso di due secoli, gli eroi delle montagne che hanno perforato le gallerie transalpine del Sempione, del Lotschberg e del San Gottardo.
È nato a Lugano nel 1961, l’auspicabile prossimo Consigliere Federale e futuro presidente della Confederazione. Ha acquisito la cittadinanza Svizzera nel 1975, preservando tuttavia la cittadinanza italiana.
Ha compiuto studi importanti nei massimi atenei della Confederazione, forse anche grazie a quel desiderio di riscatto, caratteristica di tanti nostri connazionali in Svizzera.
È un politico stimato e affermato, capogruppo del suo Partito al Consiglio Nazionale.
Quale migliore esempio d’integrazione sociale, culturale e politica riuscita?
Una sola pecca.
Al cospetto di qualche critica di segno retrogrado e conservatore, ha affermato di rinunciare alla cittadinanza italiana.
Un errore, caro candidato Ignazio Cassis!
La cultura italiana è parte fondamentale dell’atto formativo della Svizzera, la cittadinanza italiana, un valore in più: per assolvere con successo ai futuri destini della Confederazione Elvetica.
Auguri!