Intervista a Irene Fargo, una delle voci più belle del panorama musicale italiano, una meravigliosa voce, potente, pulita e cristallina. Tra i suoi più grandi successi ricordiamo “Come una turandot”, “La donna di Ibsen”, “Ma quando sarà” e tanti altri
“Il cuore fa” è la tua ultima fatica discografica, con sette brani inediti più tre omaggi dedicati a Lucio Dalla, Mango e Domenico Modugno. Di questo lavoro è stato detto che le canzoni che lo compongono sono sentite e vissute fino in fondo, e noi ci crediamo…
Quando si parla di fatica discografica mi viene un po’ da ridere, perché quando si fanno delle cose che si amano la fatica non conta, non è una fatica, è un piacere, è una passione che va coltivata col tempo.
La cosa più difficile probabilmente è trovare le canzoni giuste, con quello si fa un po’ più fatica effettivamente.
Parliamo dei brani di questo lavoro. “Ho vinto io”, ad esempio, è un brano chiaramente autobiografico, che senti molto tuo…
Quando nella vita ti capitano delle cose che ti mettono alla prova poi è facile dire “ho vinto”, quando tutto si risolve e le cose cambiano. È un brano molto bello di Petruzzelli e Battiato. Lo avevo presentato anche al Festival di Sanremo, ma non l’hanno preso naturalmente, perché altrimenti mi avreste vista lì.
Nell’album affronti anche canzoni impegnate. C’è un tema molto importante nel brano “Libellula”: quello della pedofilia…
Sì, avendo due figlie ho un particolare affetto per i bambini e quindi trovo che un tema come questo, trattato con delicatezza, possa diventare una buona canzone. Tra l’altro è stata scelta da Amnesty International come canzone di traino per tutto il mondo: sarà tradotta in più lingue per sostenere la lotta contro la pedofilia. Inoltre è stata scritta da mio fratello, Flavio Pozzallio.
“Il cuore fa”, che dà il titolo a questo tuo nuovo lavoro, è anche il brano apripista. Ce ne parleresti?
È il mio regalo di Natale. Ho conosciuto Umberto Rivarola, che è l’autore del brano, proprio ad una festa di Natale a Brescia, la mia città. Ho conosciuto Rivarola, che mi ha detto: “io ho delle canzoni per te”.
Quando una interprete si trova davanti a una così ampia scelta di canzoni non sa più scegliere: nel suo repertorio mi ha fatto ascoltare delle canzoni straordinarie. Infatti nell’album ci sono quattro canzoni scritte da lui. Credo che abbia una capacità di scrivere testi d’amore non banali, poche persone hanno questa sensibilità e questa capacità.
Parliamo dei tre omaggi dedicati a Lucio Dalla, Mango e Domenico Modugno. Lucio Dalla era un tuo carissimo amico, tanto che tu lo definivi il tuo angelo, vero?
Lucio mi è stato vicino nei momenti più brutti della mia vita. E quindi è stato veramente un angelo, mi ha aiutato già anche solo con le sue parole, che erano sempre appropriate e giuste. Quando un amico vero ti dice delle cose, riconosci che il consiglio è prezioso per te e ti aiuta veramente ad andare avanti a testa alta, con tranquillità, con serenità, e Lucio era così. Immagina che il primo SMS che mi ha mandato lo ricordo ancora, diceva “L’amico viene donato all’amico”.
Parlavamo anche degli altri due omaggi a Mango e Modugno, come hai scelto questi due omaggi?
I fan di Mango in America gli hanno dedicato una serata, con tutte le sue canzoni più belle, e mi hanno chiesto di interpretare Mediterraneo, perché ho avuto il piacere di conoscerlo e di cantare insieme a lui a “Domenica In”, nel lontano 1995 credo. Il medley cantato insieme era così bello che i suoi fan se ne sono ricordati. Poi, sai, oggi su internet si vanno a vedere tante cose. Quindi è stato un omaggio che ho voluto fare a un’anima sensibile e raffinata, e a una voce unica.
Abbiamo notato che, soprattutto in Italia se accendi la radio senti sempre i soliti 4-5 interpreti, sembra che non ci sia spazio per tutto il resto… Tu cosa ne pensi?
Penso che sia proprio così. Purtroppo le major hanno più capacità di promozione, e quindi riescono più facilmente a far conoscere i loro artisti. Mentre le case discografiche un po’ più piccole hanno meno opportunità di promuovere i loro artisti. Questo però non è collegato alla bravura o al talento, è proprio una questione di capacità, anche economiche.
Hai pubblicato l’album “O core ‘e Napule”, e oltre alla bravura con la quale interpretavi questi pezzi, avevi una perfetta pronuncia napoletana. Come fa Irene Fargo, bresciana, a cantare così bene in napoletano?
Ho sostenuto un esame di lingua napoletana con Roberto Murolo. Lui, mi ricordo, era a Palma Campagna e io facevo una serata lì vicino, disse “mi fate conoscere questa ragazza…?”. Mi portarono a casa di queste persone e Roberto prese la chitarra e mi disse “fammi sentire come canti in napoletano”. Io, immaginatevi com’ero, proprio non sapevo cosa fare. Prima di tutto, perché conoscevo una sola canzone napoletana a quel tempo. La canzone era “Reginella”, lui mi corresse tre parole e mi disse “Per essere una bresciana canti molto meglio di tante napoletane”: per me è stato come ricevere una laurea d’onore in lingua napoletana.
Volevo aggiungere un’ultima cosa: ho inciso un altro album in napoletano che si intitola “Cartolina napoletana”, ed è stato prodotto da Lucio Dalla.
Leo Caruso e
Bruno Indelicato
di Radio L’Ora Italiana