Il sindaco Orlando: ‘Un riconoscimento per tutta la Sicilia’
Unesco, Palermo patrimonio dell’Umanità: l’itinerario arabo normanno è ufficialmente nella World Hetirage List. La bellezza e lo splendore dei monumenti storici della città siciliana, insieme al fascino delle cattedrali di Monreale e Cefalù, hanno convinto la commissione Unesco che ha deciso, dopo l’incontro di venerdì 3 luglio 2015 a Bonn, di iscrivere la Palermo arabo-normanna nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’Umanità. La Sicilia ha così il suo settimo sito, dopo quelli di Agrigento, Noto, Siracusa, Piazza Armerina, Etna e Eolie.
L’itinerario, lo ricordiamo, è costituito da nove monumenti, sette dei quali presenti nel capoluogo siciliano: la cattedrale, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, quella di San Cataldo e quella di Santa Maria dell’Ammiraglio, Palazzo Reale, Palazzo della Zisa e il Ponte dell’Ammiraglio. ‘Questo riconoscimento è un motivo d’orgoglio ed è una grande gioia per Palermo e i palermitani, ha commentato con soddisfazione il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ma anche per tutti i siciliani. L’inserimento dell’itinerario arabo normanno nell’elenco dei siti Unesco, è la conferma internazionale della bellezza e grandezza culturale, artistica e storica di questa città‘.
Palermo arabo-normanna patrimonio Unesco: la nomina il 3 luglio 2015
Fra pochi giorni l’Italia potrebbe avere un nuovo sito, il 51esimo, nella lista Unesco del Patrimonio dell’umanità: il 3 luglio si conoscerà infatti l’esito della candidatura della Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale, come ricorda anche il ministero dei Beni culturali. La decisione definitiva giungerà venerdi da Bonn, ma già da oggi è in programma la riunione del World Heritage List: se come pare la candidatura verrà accettata, si tratterà del settimo sito in Sicilia a ricevere questo prezioso riconoscimento, valido non solo per il prestigio ma soprattutto come lasciapassare per l’accesso ai finanziamenti nazionali ed europei, fondamentali per la tutela e la conservazione del sito stesso.
Attualmente la Sicilia vanta nella preziosa lista due siti naturalistici, l’Etna e le isole Eolie, due parchi archeologici, Agrigento e Piazza Armerina, più le città tardo barocche della val di Noto, Siracusa e la necropoli di Pantalica: il posto numero sette, salvo clamorose bocciature che al momento non paiono all’orizzonte,verrà riservato alla parte antica di Palermo che risente dell’influsso della dominazione araba e normanna, un itinerario storico-culturale che termina nel territorio di Monreale e Cefalù. Nel complesso parliamo di undici edifici dal valore artistico indiscutibile, di cui ben nove sono situati a Palermo, ovvero Palazzo Reale, Cappella Palatina, le chiese di San Giovanni degli Eremiti, Santa Maria dell’Ammiraglio-Martorana, San Cataldo, la cattedrale, il palazzo della Zisa, la Cuba e il Ponte dell’ammiraglio, a cui vanno aggiunte le due cattedrali con relativi chiostri dei vicini comuni di Monreale e Cefalù.
‘Si tratta di autentici gioielli d’arte bizantina e arabo-normanna che portano all’Unesco un valore aggiunto unico, quello del sincretismo culturale e religioso‘, dichiara Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, oltretutto di fiere origini sciliane. Gli oltre 50 siti Unesco dell’Italia dimostrano come il nostro Paese sia la culla di beni storici e naturalistici che non hanno eguali nel resto del mondo, e nonostante ciò gli amministratori locali hanno manifestato spesso scarsa capacità di tutela e di spesa dei finanziamenti che l’Europa stanzia, rimanendo invischiati nelle maglie della burocrazia.
Il riconoscimento dell’Unesco serve proprio ad incoraggiare i popoli, e non solo quelli che vivono nel suddetto territorio, a salvaguardare un bene dell’umanità che va trasmesso alle generazioni future, e rappresenta un momento significativo per poter accedere alle risorse messe a disposizione in ambito nazionale e internazionale per la tutela del bene stesso. Aurelio Angelini, direttore della Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia, afferma che il Piano di gestione previsto dalal regione Sicilia ‘è in grado di assicurare la conservazione dei beni proposti. Si vuole assicurare lo sviluppo sostenibile del sito e la tutela e valorizzazione del suo patrimonio culturale, puntando su un turismo di qualità capace di produrre ricchezza civile e materiale, sviluppo e occupazione‘. Speriamo non siano solo parole.
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