Nel 2014 l’Ungheria ha accolto più rifugiati pro capite di qualsiasi altro Paese Ue, Svezia esclusa: più di 54mila dai 2.000 del 2012. Secondo il governo, il 95% di questi passa attraverso la frontiera con la Serbia
Venticinque anni dopo il crollo del muro di Berlino, in Europa torna lo spettro del cemento armato per dividere le frontiere e i popoli. Il governo ungherese guidato dal conservatore Viktor Orban ha risposto così alle divisioni in seno all’Unione europea sul tema dell’immigrazione: annunciando la costruzione a luglio di un muro alto quattro metri e lungo 175 chilometri al confine con la Serbia per fermare il flusso di migranti lungo la rotta dei Balcani.
“Il governo ungherese ha istruito il ministero dell’Interno affinché chiuda fisicamente la frontiera con la Serbia e inizi i lavori per la costruzione di una recinzione alta quattro metri lungo tutti i 175 chilometri di confine con la Serbia”, ha confermato il ministro degli Affari Esteri Peter Szijjarto.
I lavori preparatori per la barriera dovrebbero essere completati entro questa settimana. “Naturalmente, informeremo i nostri colleghi serbi nel dettaglio”, ha aggiunto il ministro.
Nelle scorse settimane il premier conservatore ungherese Viktor Orban aveva annunciato che avrebbe chiuso il confine per limitare l’accesso degli immigrati e dei richiedenti asilo nel Paese. Nel 2014 l’Ungheria ha accolto più rifugiati pro capite di qualsiasi altro Paese Ue, Svezia esclusa: più di 54mila dai 2.000 del 2012. Secondo il governo, il 95% di questi passa attraverso la frontiera con la Serbia.
La decisione di costruire un muro lungo il confine con la Serbia per impedire il passaggio dei migranti “non contravviene ad alcun trattato internazionale”, secondo il governo ungherese. “Anche altri Paesi hanno optato per la medesima soluzione”, ha sottolineato il capo della diplomazia di Budapest, citando Bulgaria, Grecia e Spagna.
Secondo Szijjarto, “tra tutti i Paesi dell’Unione europea, l’Ungheria è quella che subisce la pressione migratoria più forte”. “Una risposta comune dell’Unione europea a questa sfida richiede troppo tempo e l’Ungheria non può più attendere. Deve agire”, ha commentato il ministro.
Le reazioni alla notizia
“Costruite ponti e non muri”, ha detto Papa Francesco pensando alla decisione dell’Ungheria, ma anche ai tanti muri che sono stati eretti in tutto il mondo o che sono in progettazione. Dalle enclave spagnole in Nord Africa, al muro tra Messico e Stati Uniti. O anche quello che delinea il confine tra Israele e Cisgiordania. Ma la preoccupazione serpeggia anche in Ungheria. Le Ong sono indignate.
“Siamo fermamente contrari al progetto, perché questa chiusura non fermerà l’immigrazione clandestina – ha spiegato Julia Ivan del comitato Helsinki Ungheria, una Ong che si batte per i diritti umani – La frontiera in cemento armato non scoraggerà chi cerca di spostarsi per salvare la propria vita. Chi fugge dalle zone di guerra non si fermerà nemmeno davanti a un muro”.
La Serbia è “scioccata” dalla decisione dell’Ungheria di costruire un muro lungo il confine tra i due paesi per contrastare il passaggio di migranti. Lo ha detto il primo ministro di Belgrado Aleksandar Vucic.
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