L’opposizione pregiudiziale a tutto ciò che è progresso e anche scienza, in Italia ha sempre trovato larghi consensi, zelanti proseliti e referenti partitici e politici. Ora, possiamo anche concedere qualche attenuante quando si tratta di ogm, che moltissimi scienziati approvano, o quando si tratta del nucleare, che al di là di qualche dichiarazione cautelativa ed elettorale esiste nei maggiori Paesi avanzati e continuerà ad esistere, ma che ci si opponga alla Tav significa arrampicarsi sugli specchi In Francia il Tgv (Train grosse vitesse) esiste da decenni, quando in Italia esistevano ancora le littorine. Da noi l’alta velocità è stata introdotta solo alcuni anni fa. In Svizzera, data la conformità del suolo, non è possibile dappertutto l’alta velocità, però per favorire il trasporto dei passeggeri e delle merci le Alpi sono state bucate con enorme riduzione dei tempi e con enorme risparmio sia energetico che ambientale. Per il traffico Nord-Sud la Svizzera è pronta e continua a costruire opere notevoli, con tunnel moderni, funzionali e, diciamolo pure ad alta voce, belli, nel senso di spaziosi, ben fatti, curati. In Italia, invece, si preferisce fare manifestazioni, sporcare l’ambiente e danneggiarlo, facendo passare tutto ciò per modernità e progresso. C’è da rimanere esterrefatti. Ha fatto bene Monti a riunire i ministri e a informare sui vantaggi dell’alta velocità, che esiste in Europa e rinunciarci per noi significherebbe essere tagliati fuori dal progresso, dalla crescita economica, dal-l’occupazione, dal benessere. Ha fatto bene a richiamare alla mente gli accordi sottoscritti: mantenere gl’impegni significa essere seri, non mantenerli significa essere inaffidabili. In Italia ci si lamenta (a ragione) dei treni obsoleti, dei ritardi, dei servizi inefficienti, poi, quando si cerca di metterci a livello europeo, si protesta.
D’altra parte, protestare è un diritto democratico ed è giusto farlo, ma la protesta cui abbiamo assistito oggi come ieri non ha nulla a che vedere con la protesta e tutto con la violenza e i danneggiamenti, e quando la protesta diventa violenza non è più un diritto, diventa un reato. Dunque, da Parigi a Milano si passa da 7 a 4 ore; da Torino a Chambéry da 152 minuti a 73. Quanto al trasporto delle merci, la portata raddoppia a parità di trazione, i costi sono dimezzati e per di più – fattore non trascurabile – i camion diminuiscono di circa 600 mila unità all’anno, il che vuol dire meno pericoli per la vita delle per-sone e meno impatto ambientale. L’ambiente, appunto. Una volta si rimproveravano i governi di aver favorito la Fiat dicendo si era fatta la scelta del trasporto su strada invece che su rotaia. E si protestava. Ora si fa esattamente il contrario e stranamente si continua a protestare. I vantaggi non sono finiti, perché il 40% dei finanziamenti saranno comunitari, dunque si farà qualcosa di importante gratis quasi per la metà e per di più le popolazioni locali riceveranno non solo milioni di euro in termini di compensazioni economiche, ma saranno anche loro le prime ad usufruire dei notevoli benefici: lavoro, occupazione e sviluppo. Sarà che riusciamo a vedere solo vantaggi e nessuno svantaggio, però francamente coloro che sono stati e/o sono contrari al Ponte sullo Stretto di Messina, alla variante di valico (Firenze-Bologna), al Mose di Venezia, ci sembrano solo una minoranza rumorosa, quando non anche violenta, almeno a giudicare dai proclami e dagli atti di una parte dei manifestanti.