Dopo nove anni spunta un testimone che ha dichiarato all’avvocato di Piera Maggio che quel giorno ha visto suo nipote tenere in braccio Denise, ma in tribunale si avvale della facoltà di non rispondere
Il primo settembre del 2004 scomparve una bambina di 4 anni, Denise Pipitone. Della bimba non si è saputo più nulla, esattamente come di Angela Celentano, scomparsa il 10 agosto del 1996 sul Monte Faito. Finora l’unica indagata – il processo si sta celebrando proprio in questi giorni – è stata Jessica Pulizzi, 26 anni, sorellastra di Denise. Gl’inquirenti hanno subito puntato il dito contro Jessica perché era noto il suo odio per la bambina sua sorellastra. In sostanza, Jessica, figlia di Anna Corona e Piero Pulizzi, facendo scomparire la sua sorellastra, voleva riavvicinare alla madre il padre, che l’aveva lasciata per mettersi insieme a Piera Maggio, 42 anni, madre di Denise. Non inganni il cognome di Denise Pipitone: il cognome diverso sia rispetto a quello della madre che del padre naturale si spiega con il fatto che Piera Maggio, non separata da suo marito, ha dovuto trasmettere alla figlia il cognome di lui.
Chiarita la differenza del cognome, restano le accuse a Jessica Pulizzi indagata da subito, perché da subito gl’inquirenti erano venuti a conoscenza della situazione conflittuale nell’ambito delle famiglie. Si sospetta che Denise, ora quindicenne, sia ancora viva ma in Tunisia.
A pochi giorni dalla sentenza di primo grado, nel corso del quale il pubblico ministero ha chiesto per lei una condanna a15 anni di prigione, qualcosa di più sta trapelando dal muro di omertà che lega la vicenda. Si tratta della testimonianza di Battista Della Valle, un uomo di Mazara del Vallo, sordomuto, 74 anni, che ha rotto il silenzio dopo nove anni ed è andato a raccontare all’avvocato della madre di Denise quello che ha visto. Ecco le sue parole: “Quel giorno ho visto mio nipote, Giuseppe Della Valle, che teneva in braccio la piccola Denise Pipitone, avvolta in un lenzuolino. Sono arrivati nel magazzino di via Rieti, dove lavoro, verso mezzogiorno e mezzo. Lui ha fatto una telefonata. Denise piangeva. Poi scappò via”.
Battista Della Valle sarà anche muto e sordo, ma ci vede. Se ha visto la bambina piangere, a quella determinata ora, vuol dire che è vero. C’è però un particolare: Battista Della Valle, interrogato in tribunale a Marsala da magistrati ed avvocati si è avvalso della facoltà di non rispondere, ed ha potuto farlo in quanto si tratta dell’accusa a suo nipote, quindi un parente. In questo caso la legge prevede la facoltà di non rispondere. Evidentemente, l’uomo ha confessato quello che ha visto all’avvocato di parte, ma non se l’è sentita di accusare suo nipote. Dunque, di fronte al silenzio in aula, il giudice ha stabilito che si tratta di un “testimone non significativo”.
Se però dal punto di vista processuale, almeno finora, la sua testimonianza è nulla, dal punto di vista dell’indagine le cose cambiano. Infatti, proprio durante il processo la nonna di Jessica Pulizzi disse che quella mattina ricevette una telefonata in cui qualcuno parlava di Denise. Anche se probabilmente in questo primo processo non si farà in tempo a raccogliere prove più certe, gl’inquirenti di parte hanno accertato che la telefonata fatta da Giuseppe Della Valle dal magazzino in cui lavorava suo zio Battista era la stessa che la nonna di Jessica aveva ricevuto quella stessa mattina a quella stessa ora. Dunque, c’è un collegamento tra Giuseppe Della Valle e Jessica Pulizzi e quel collegamento porta a Denise.
Quella mattina qualcuno rapisce Denise e qualcun altro la porta in Tunisia, non si tratta di estranei, tutto ha una matrice familiare. La madre di Denise, Piera Maggio, ha detto: “Il processo ha fatto emergere il castello di bugie costruito da Jessica. Ho chiesto tante volte che dicesse la verità, ma si è rifiutata. Voglio giustizia e voglio riabbracciare mia figlia, che è viva”.