Giovedì 16 gennaio, le elementari, le medie e il liceo del complesso ‘’Casa d’Italia’’ si sono recati al cinema per vedere il film documentario ‘’Vado a scuola’’ , o “Sur le chemin de l’école”. In Vado a scuola il regista ha voluto seguire lo straordinario destino di cinque bambini in tutto il mondo, per i quali l’accesso all’istruzione sembrerebbe oggettivamente impossibile. La questione non riguarda tanto la terra che lasceremo ai nostri figli, ma ciò che i nostri figli lasceranno alla terra. Vado a scuola dimostra che i ragazzi che costruiranno il mondo di domani, hanno un’acuta consapevolezza dell’importanza dell’istruzione e dell’apprendimento, e che, senza la scuola, le nostre imprese non hanno futuro, la nostra Terra non ha futuro.
Vado a scuola ci porta dalle vette delle Ande, in Argentina, alla savana pericolosa del Kenya, passando per il deserto marocchino e le paludi infide del sud dell’India. Seguiamo questi quattro bambini, pronti a percorrere chilometri ogni giorno, sfidando ogni pericolo, per potersi unire alla loro classe e accedere ad un’istruzione per una vita migliore. La loro ambizione? Imparare, capire e c’è chi vuole cogliere l’opportunità di diventare rispettivamente una pilota, un medico, un insegnante. Questo bellissimo documentario mostra che possiamo ottenere un lavoro pieno di soddisfazioni senza cadere nella solita delusione quotidiana.
Questi bambini vivono in tutto il mondo, ma condividono lo stesso desiderio di imparare. Hanno capito che solo l’istruzione migliorerà la loro vita, ed è per questo che ogni giorno, in uno scenario incredibile, si imbarcano in un viaggio ad alto rischio che li porterà alla conoscenza. Jackson, 11 anni, vive in Kenya e viaggia per quindici chilometri mattina e sera con la sua sorellina nel bel mezzo della savana e della fauna selvatica. Zahira, 12 anni, vive nel deserto marocchino, e per lei ogni giorno è un giornata di lavoro estenuante: deve percorrere un cammino in salita, accidentato e stancante, assieme a due compagne, determinate meno di lei, sulle montagne dell’Atlante per 30 km.
Samuele, 13 anni, vive in India, e ogni giorno deve compiere quattro chilometri: per lui una sfida, data la sua disabilità alle gambe per i danni riportati a seguito di un parto prematuro. I suoi due fratelli più giovani sono costretti ad accompagnarlo per più di un’ora, sulla sua sedia a rotelle. Carlito, 11 anni, attraversa le pianure della Patagonia a cavallo per oltre venticinque chilometri, portando con sè la sua sorellina: compie questa impresa due volte al giorno, indipendentemente dal tempo. Film-documentario diretto dal regista Pascal Plisson. Sono rimasto affascinato dalla visione del suo film, perché, in un modo o nell’altro, il regista è riuscito a rendere anche me protagonista, seppur in modo indiretto. Numerosi viaggi vengono affrontati da alcuni bambini costretti a percorrere molti chilometri nel cuore di una natura ostile, al fine di arrivare a scuola ogni mattina. Se prendiamo come esempio il modello dei giovani industrializzati, diciamo viziati, notiamo in loro il disinteresse per ogni cosa, la loro pigrizia: qui il regista ha voluto invece seguire le orme di quei ragazzi che ancora credono nelle virtù della scuola e all’”ascensore” sociale. Ha poi selezionato quattro bambini le cui storie costituiscono il cuore del documentario. Così, lo spettatore è invitato a seguire il percorso del combattente Jackson attraverso la savana selvaggia del Kenya, Zahira, la giovane marocchina che sostiene l’istruzione delle ragazze, Samuel, che deve percorrere quattro chilometri ogni mattina e ogni sera, da disabile, e Carlito, che cavalca il suo destriero fiero sulle pianure della Patagonia.
Ogni storia è seguita parallelamente alle altre come in una cassa di risonanza e questo contribuisce anche a sottolineare l’universalità del soggetto. In tutti i casi, lo spettatore è invitato a scoprire un modo di vivere tradizionale, segnato da ruralità e lontananza dai canali di comunicazione moderni. Il regista coglie magistralmente l’incredibile ottimismo che guida i passi di questi bambini, pienamente convinti del loro prossimo successo. Se il corso Pascal Plisson si concentra sugli ostacoli quotidiani e sul coraggio dei bambini, non c’è nessun giudice della situazione e, quindi, riesce a mantenere un sano distacco dal suo soggetto. Vado a scuola è un film dominato da una sontuosa fotografia e belle immagini, è chiaramente un documentario progettato per il grande schermo. In un’epoca in cui la civiltà moderna sembra incapace di generare attesa e sogni nelle giovani generazioni, Pascal Plisson è in grado di firmare un’opera di speranza e buoni sentimenti.
Antonino Licata