Sequestrato da 178 giorni potrà finalmente tornare a casa tra una settimana
I rapporti tra Usa e Russia all’insegna del rispetto La visita di Obama a Mosca, avvenuta prima del G8 e cioè lunedì 6 e martedì 7 luglio, non sarà priva di conseguenze, sia per i risultati raggiunti, sia per le concessioni fatte e sia, ancora, per l’approccio col quale Usa e Russia hanno inteso riprendere le relazioni dopo la crisi georgiana dell’agosto scorso. Dal punto di vista dei risultati, c’è da dire che è stato firmato un accordo preliminare per la riduzione, al più basso livello, dei rispettivi arsenali nucleari. L’accordo prevede la riduzione delle testate a 1.500-1.675 e dei vettori balistici a 500-1.100 per ciascun Paese entro 7 anni. C’è asimmetria in questi numeri, ma essa è dovuta al fatto che “gli americani hanno un minor numero di cariche installate su un maggior numero di missili, mentre i russi dispongono di più testate su una quantità inferiore di vettori”. Ma, al di là delle asimmetrie, quello che conta è che tra le due superpotenze ci sia un’intesa per “migliorare la piena cooperazione”. L’accordo precedente, definito Start I, risale al 1991 e riduceva della metà il numero delle testate nucleari. Quell’accordo scadrà il 5 dicembre 2009; dunque, proseguiranno le trattative per dare attuazione a questo nuovo accordo. C’è da dire che Start II, siglato nel 1993, stabiliva un’ulteriore riduzione rispetto al primo trattato, ma non è stato mai ratificato. Si spiega perché l’intesa raggiunta nei giorni scorsi riveste grande importanza: è la ripresa delle relazioni su un punto importante come la riduzione delle armi nucleari che, è bene precisarlo, non solo sono pericolose, ma sono anche onerose perché la loro manutenzione costa parecchio. Se questo è un tema di comune interesse, veniamo a ciò che ognuno ha avuto e ha dato. La Russia ha detto chiaramente che lo scudo missilistico che gli Usa intendono installare nella Repubblica Ceca e in Polonia è un argomento che suscita le perplessità di Mosca, che tuttavia ha riconosciuto che si tratta non di uno scudo offensivo ma di potenziare una difesa di fronte ad un’eventuale minaccia proveniente dall’Iran, cioè dai missili balistici, di cui è dotata anche la Corea del Nord che ne sta facendo largo uso negli esperimenti. Insomma, la Russia ha riconosciuto le buone ragioni statunitensi, ma rimangono dubbi sull’installazione alle porte di Mosca. Da parte sua, il presidente americano ha mostrato di non avere fretta, congelando ogni decisione fino alla verifica sulla fattibilità e sulla convenienza del progetto. Dunque, non si tratta solo di risultati, la novità dei rapporti tra Usa e Russia risiede nell’approccio, che consiste in una parola cara ai Russi: Uvazhenje, cioè rispetto. Quest’approccio non è nuovo per Obama, che ne ha fatto una costante della sua presidenza. Che abbia usato “nuovo inizio”, che abbia parlato di “dialogo paritario”, che si sia presentato con la “pari dignità”, il discorso non cambia, perché alla parola “imposizione” ha sostituito “dialogo” o “attenzione” alle ragioni degli altri. Usare la parola “rispetto” e “pari dignità” con i rappresentanti di una Russia che ha dietro le sue spalle l’impero sovietico, cioè l’altra superpotenza mondiale insieme agli Stati Uniti, e ancor prima l’impero zarista, è un po’ come trovare la chiave giusta per il rilancio di un dialogo con l’altra metà del globo. Ecco, la differenza tra Bush e Obama è che Bush ha cercato di approfittare della debolezza della Federazione russa per arrivare alle sue porte, Obama aspira ad un “primus inter pares” guadagnandosi quel “primus” sul campo, con le idee e le proposte. Il che non ha potuto non far piacere a Medvedev, presidente della Russia, che ha concesso ad Obama il passaggio aereo sul territorio russo di velivoli, mezzi militari e truppe verso l’Afghanistan. Infine, nel discorso tenuto agli studenti della New Economic School, il presidente americano ha trovato il modo di parlare della libertà e dei diritti dei popoli, argomento che non rientrava nei colloqui ufficiali con il presidente Medvedev e con il premier Vladimir Putin. “Se la nostra democrazia – ha detto alludendo all’America – non avesse sviluppato certi diritti, io, una persona di discendenza africana, non sarei stato in grado di parlarvi né come cittadino americano, né tantomeno come presidente”. È evidente il riferimento al livello di libertà e di democrazia esistente oggi in Russia, certamente in avanti rispetto all’Urss, ma di molto indietro rispetto agli standard delle democrazie occidentali. D’altra parte, alludendo questa volta alla maturità di una democrazia (“nel 2009 una grande potenza non mostra la sua forza dominando o demonizzando altri Paesi, i giorni in cui gli imperi trattavano Stati sovrani come scacchi sono finiti”), Obama ha delineato la sua strategia politica, che è anche quella che dovrebbero adottare gli altri, in particolare la Russia nei confronti degli ex Paesi satelliti. •[email protected] Firmato con Medvedev un accordo per la riduzione degli arsenali nucleari Resta ancora il completo disaccordo sul progetto di scudo antimissile che Washington vuole installare in Repubblica Ceca e Polonia