Più di 200 morti, dispersi due italiani
Il bilancio diffuso ad inizio di questa settimana è terribile: 254 morti, 400 feriti e oltre 200 dispersi, di cui molti sono bambini piccoli. Anche tra le vittime il numero dei bambini è alto, sono 62 in tutto di cui ancora solo 34 sono stati identificati. Purtroppo il bilancio sembra destinato ad aggravarsi.
È stata una terribile valanga di fango a distruggere la città di Mocoa, capoluogo del distretto di Putumayo, a 480 chilometri a sud est di Bogotà e conta 40mila abitanti. Sono 17 i quartieri della città sommersi dal fango in seguito allo straripamento di tre fiumi provocato da forti piogge dovute molto probabilmente al fenomeno del Niño. I due ponti che garantiscono l’accesso via terra a Mocoa sono inagibili e i soccorsi arrivano via elicottero. Più di 1.100 soldati e poliziotti sono impegnati nelle operazioni di soccorso.
Il quotidiano locale Caracol Radio scrive che “la situazione nella città di Mocoa è devastante”. Mentre, precisa il sindaco Jose Antonio Sanchez “è una tragedia. Chiediamo l’SOS” poiché la sua città è “totalmente isolata”, senza elettricità e acqua e il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha dichiarato lo stato di calamità nella regione di Putumayo colpita dal maltempo. La Farnesina è in contatto con le autorità colombiane per verificare l’eventuale presenza di italiani a Mocoa. A quanto pare, infatti, si apprende da fonti locali la presenza di stranieri, tra i quali anche italiani, tra gli ospiti di un ostello sulla strada colpita dalla micidiale massa di fango e detriti. “Secondo le prime informazioni in nostro possesso ci sono quattro o cinque stranieri, tra i quali due italiani e due israeliani, che si trovavano nella zona di Mocoa colpita dalla valanga di fango, che non hanno ancora dato loro notizie alle rispettive famiglie” è l’annuncio di Cesar Uruena, responsabile delle operazioni di soccorso della Croce Rossa colombiana.
Il fenomeno del Niño
Quello che sta succedendo in Colombia non è altro che una conseguenza del famoso fenomeno del Niño. Questo è un anomalo riscaldamento delle acque del Pacifico Tropicale, determinato da un temporaneo indebolimento della fascia degli Alisei. Visto che si tratta di una zona molto vasta (il Pacifico occupa un terzo della circonferenza terrestre) in occasione degli episodi più intensi si hanno conseguenze sul clima a livello planetario. Gli episodi più intensi avvengono con la cadenza di 4-6 anni, mentre quelli più leggeri si presentano annualmente, ma entrambi si sviluppano intorno al periodo natalizio, per questo il fenomeno prende il nome di El Niño che per estensione vuol dire “Gesù Bambino”.
Questo naturale fenomeno di riscaldamento delle acque del Pacifico con conseguenze sul clima si era pesantemente presentato nel 2015 e nel 2016 con effetti tra i più intensi e devastanti degli ultimi decenni. Ha portato alluvioni in Cile, Perù, Bolivia, siccità in Indonesia, Australia, Africa meridionale e nel Corno d’Africa creando, secondo l’Onu, problemi di sicurezza alimentare per 60 milioni di persone nel mondo. Ma gli studi condotti dall’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite (Omm) avevano anticipato la possibilità del 35-40% che il fenomeno del Niño si ripresentasse a metà del 2017. Ad oggi viene ritenuto, insieme all’effetto serra, una causa delle anomalie climatiche a scala planetaria.
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foto: Ansa
La Niña
Esiste il fenomeno inverso del Niño che appunto è detto Niña e appare come la controparte del primo poiché con essa avviene il fenomeno diametralmente opposto: con la Niña, infatti, invece del riscaldamento delle acque c’è un raffreddamento e in genere produce uragani. In realtà tende ad abbassare il numero degli uragani sull’Oceano Atlantico, portando un maggior numero di tempeste di sabbia africana, che riducono la quantità di umidità di cui gli uragani hanno bisogno. In generale però la Niña è più simile a un elemento di rafforzamento di un andamento climatico normale: in pratica se una regione è tipicamente secca, con la Niña potrebbe diventare arida; al contrario, una regione è già umida potrebbe essere soggetta a piogge alluvionali.