Da novembre a febbraio sono morte 25 persone nelle valanghe, più del solito nell’intero inverno
Il primo incidente mortale si è verificato il 20 novembre scorso a Emmeten nel canton Nidvaldo, un viandante è stato travolto da una valanga. Da lì fino alla fine di febbraio sono morte già 25 persone per colpa di valanghe, solitamente sarebbe questa la media in un intero inverno dal 1936, anzi, nuovi dati rivelano che negli ultimi vent’anni i decessi causati da valanghe si sono ridotti a 22 all’anno. L’ultimo incidente tragico si è verificato sul Gran San Bernardo in cui, durante la salita alla “Come des Morts” sono stati travolti cinque italiani da una valanga di larghezza 100 metri e una lunghezza di 200-300 metri. Per colpa del maltempo, con vento forte e nebbia, le operazioni di salvataggio sono state difficili, ben 30 soccorritori si sono impegnati a salvare i cinque turisti. Per tre di loro l’aiuto non è arrivato in tempo, un altro è deceduto la notte dopo a causa delle gravi ferite. All’agenzia sda Jean-Marie Bornet ha detto che alcune delle vittime erano sepolte sotto 2,5 metri di neve.
Questo tragico incidente è al secondo posto degli incidenti più gravi di valanghe di quest’inverno, alla fine di gennaio nei Grigrioni, a Prättigau, sono state travolte da una valanga otto persone di cui cinque sono morte. Secondo quanto l’esperto Frank Techel ha detto all’ats, è difficile misurare se i tanti amanti delle gite sciistiche si illudono di essere al sicuro perché oggi una gran parte porta con sé l’apparecchio per ricerca in valanga LVS e anche degli airbag appositi negli zaini. Inoltre con l’app per gli smartphone “Whiterisk” oggi si informa più che mai sulle zone a rischio e capiterebbe raramente che le vittime trovate non disponevano degli attrezzi base per la gita.
L’equipaggiamento
L’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF raccomanda che l’equipaggiamento minimo comprende l’apparecchio di ricerca in valanga (arva), la pala e la sonda. Questo non offre nessuna protezione dalle valanghe, ma può aumentare le probabilità di sopravvivenza. Altri sistemi di sicurezza (come lo zaino ABS dotato di dispositivo gonfiabile che aiuta a non essere sepolto) sono raccomandabili a seconda della situazione. Il casco protegge specialmente durante le discese. Indispensabili sono anche le carte geografiche, il cellulare per le chiamate di soccorso (attenzione: la copertura di rete è spesso insufficiente in montagna), una farmacia piccola con coperta di emergenza e, infine, una protezione contro il freddo e il sole. Non basterebbe però solo un buon equipaggiamento, sostiene secondo l’ats Pascal Gaspoz, guida alpina presente alle operazioni di soccorso dell’incidente al Gran San Bernardo. Usare questi attrezzi in maniera giusta richiederebbe molta pratica, servirebbe tanto tempo per avere le conoscenze su neve e le diverse situazioni, come anche sulla regione stessa. Gaspoz consiglia di portare una guida alpina durante le prime gite in un posto nuovo.
Il SLF nell’opuscolo sulle valanghe dà i seguenti consigli per chi si trova in pericolo
- Chi viene travolto da una valanga deve cercare di portarsi fuori dalla zona della valanga, ev. sganciare gli attacchi, abbandonare i bastoncini, avvicinare le ginocchia al petto e proteggersi il viso con le braccia, questo consiglio viene concluso con: lottare, lottare!
- Chi non viene travolto deve osservare attentamente la valanga in movimento e i travolti, farsi un’idea globale della situazione – riflettere – agire: garantire la propria incolumità, evitare ulteriori incidenti, definire la zona di ricerca primaria, cercare immediatamente guardando, ascoltando e con l’ARTVA (larghezza delle fasce di ricerca: per apparecchi analogici: ca. 40 m), dare l’allarme, non appena la ricerca con l’ARTVA è terminata, riportare l’ARTVA in trasmissione