Ritiro delle truppe russe al confine ucraino. Usa: è falso!
In caso di conflitto la Svizzera garantisce rifugi per tutta la popolazione
Il Ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio è attualmente impegnato con i colloqui diplomatici con i corrispettivi russo e ucraino per cercare di mediare una pace che “è l’unica via che può condurci ad una stabilità duratura”.
Al termine dell’incontro con il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, il capo della Farnesina ha rilasciato un commento in conferenza stampa dove ha dichiarato che dagli incontri avuti con le parti interessate, quello di oggi a Mosca con Lavrov e quello avuto martedì a Kiev con il ministro degli esteri Kubela, si evince che “c’è tutta la disponibilità a trovare una soluzione diplomatica di entrambe le parti”.
“La pace è l’unica via che può condurci ad una stabilità duratura. Le armi devono lasciare spazio alla diplomazia”, ha detto ancora Di Maio, aggiungendo che l’Italia è tra i Paesi “più attivi” nella ricerca di una soluzione per evitare un conflitto che avrebbe “conseguenze devastanti per l’intero continente”.
Il problema delle sanzioni è stato un punto fondamentale dell’incontro. “Lavorando tutti insieme per una soluzione diplomatica – ha ricordato Di Maio – significa evitare ogni tipo di sanzioni”. “Le sanzioni – ha detto Lavrov dal canto suo – non possono essere varate se almeno un Paese sarà contrario. Non credo che l’Italia sia interessata a fomentare la tensione”, anzi la tradizione della diplomazia italiana è quella di “non minacciare in continuazione, non promettere punizioni, ma cercare soluzioni”.
“Il dialogo con la Russia è imprescindibile” ha spiegato Di Maio, auspicando che presto riprenda il dialogo tra Ue e Russia, nel Consiglio Nato-Russia e i rapporti bilaterali tra Roma e Mosca, che “si devono rimettere in moto”.
Poiché l’Italia “è stata e sarà sempre il paese del dialogo”, ha risposto “positivamente” all’invito rivolto dal presidente Vladimir Putin al premier Mario Draghi per una vista a Mosca e si sta lavorando con la controparte russa per trovare una data per un incontro il “prima possibile”.
Nel frattempo la Russia ha annunciato che continua il ritiro delle truppe dalla Crimea e dal confine con l’Ucraina, ma, secondo quanto afferma la Casa Bianca, l’annuncio sarebbe falso e anzi, Mosca starebbe rincarando la dose con lo schieramento di altri 7.000 soldati. Mosca potrebbe lanciare “in qualsiasi momento” un’operazione-pretesto per invadere il territorio, secondo gli Usa. Inoltre, secondo quanto riportato da Cnn, in Bielorussia sarebbe in costruzione un ponte al confine con l’Ucraina per agevolare l’invasione russa. Le richieste da parte di Biden e Scholz affinché la Russia compia “passi concreti di de-escalation” si fanno più pressanti.
In caso di conflitto la Svizzera garantisce rifugi per tutta la popolazione
Gli ultimi avvenimenti mondiali ci mettono di fronte all’eventualità di un possibile scenario di guerra, anche se ci auguriamo che si risolva tutto per il meglio. Ma nel peggiore degli scenari, quali garanzie offre al Svizzera alla sua popolazione?
Per prima cosa anche in Svizzera si avvertirebbero rincari e ammanchi, se pur non in maniera grave in quanto la Svizzera esporta più di quello che importa dall’Ucraina. Abbiamo già potuto notare un aumento della benzina dovuto a questa situazione critica, possiamo immaginare che con un conflitto in atto l’aumento potrebbe peggiorare. Anche il gas desta grandi preoccupazioni alla maggior parte dei Paesi europei che ne fanno largo uso, mentre in Svizzera solo il 20% della popolazione e delle aziende lo usano quotidianamente.
Inoltre in Ucraina ci sono circa 130 aziende svizzere attive che in caso di bisogno hanno già istruito i dipendenti con un piano d’evacuazione d’emergenza. Mentre qui in Svizzera?
La Confederazione consiglia di tenere in casa scorte d’emergenza per almeno due settimane, se le cose dovessero complicarsi e i vari negozi non riuscissero a rifornirsi, la Confederazione elvetica ha una riserva federale di materie prime che potrebbe sostenere l’intero paese per 3-4 mesi.
La protezione della popolazione svizzera: i bunker antiatomici
La confederazione elvetica, oltre che un proprio esercito, ha anche un numero di bunker antiatomici utili alla protezione dei propri abitanti in caso di conflitto armato, ma possono essere usati anche per altri tipi di emergenze. In territorio elvetico ci sono oltre 360’000 rifugi antiatomici distribuiti in tutto il Paese e pronti ad accogliere gli 8,7 milioni di cittadini elvetici. A questi si aggiungono altri 5’000 rifugi pubblici, raggiungendo così un grado di copertura che addirittura supera il 100% della popolazione.
I bunker svizzeri furono costruiti a partire dagli anni ’60 e sono regolati dagli articoli 45 e 46 della Legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile secondo cui “ogni abitante deve disporre di un posto protetto raggiungibile in tempo utile dalla sua abitazione” e “i proprietari d’immobili sono tenuti a realizzare ed equipaggiare rifugi in tutti i nuovi edifici abitativi”.
Redazione La Pagina