Serve tempo per ricostruire una Nazionale competitiva, ma intanto l’Italia si giocherà la qualificazione alle Final Four di Uefa Nations League a novembre, contro il Portogallo, anche se una vittoria non potrebbe bastare. A Chorzow l’Italia di Mancini fa il primo grande passo per la svolta. Con una prestazione di qualità batte strameritatamente la Polonia, torna a vincere in una gara ufficiale dopo un anno e condanna i polacchi alla League B. La vittoria aiuterà a maturare più in fretta, farà crescere l’autostima e faciliterà il compito del c.t., che dopo cinque mesi di gestione ha dato un’identità di gioco alla Nazionale. I giocatori a sua disposizione, che non saranno fenomeni, ma neanche scarsi, seguono le sue idee. L’Italia è diversa dagli ultimi due anni e il nuovo progetto manciniano è chiaro. Con la formazione schierata sia nell’amichevole contro l’Ucraina sia contro la Polonia nella terza gara di Nations League, è una Nazionale con vocazione offensiva. Il gioco si basa su un pressing alto e possesso palla con davanti un tridente leggero con Chiesa-Bernardeschi-Insigne che dialoga nello stretto, ma pecca per ora nella finalizzazione. Senza il centravanti di ruolo capace di concretizzare, il problema del gol non è ancora risolto. L’Italia è una squadra moderna, molto aggressiva e di buone qualità tecniche che gioca sugli esterni e in verticale. Il centrocampo con Verratti e Barella (promosso a pieni voti) in mediana ai lati di Jorginho dà garanzie in fase difensiva e nella manovra. Gli azzurri hanno creato otto nitide palle gol, peccando di precisione nelle conclusioni e due volte sono stati fermati dalla traversa. Il gol liberatorio (esultanza scatenata di Mancini) è arrivato al 92’ su palla inattiva e realizzato dal terzino della fiorentina Biraghi, che ha riscattato una gara piuttosto opaca. Torna l’euforia e l’entusiasmo in una serata che scaccia i fantasmi di una mediocrità che avevano presagito uno scenario di quelli catastrofici.
La Nazionale esce dalla fase sperimentale e Mancini vince la sua prima vera partita, insistendo sul modulo 4-3-3, senza un “vero nueve”, che predilige il gioco manovrato per andare in gol. La manovra è fluida e non ci sono punti di riferimento per l’avversario, ed è la scelta tattica che ha pagato di più nelle sette gare disputate da quando Mancini è c.t. I primi segni della risalita sono arrivati dalla Polonia, in una gara giocata con personalità, determinazione e dominata per tutti i 90 minuti. È stata l’Italia più bella di Mancini che ora deve proseguire su questa falsariga che ha dato ottime indicazioni, ma non dovrà sottovalutare la mancanza di un centravanti che concretizzi le occasioni. Questo gruppo consente di trovare soluzioni diverse, quando riavrà a sua disposizione gli attaccanti avvezzi a segnare come Belotti, Zaza o Balotelli. Complimenti a Mancini che adesso dovrà dare continuità anche ai risultati. Il 17 novembre a Milano arriverà il Portogallo, con la presenza presumibile di Cristiano Ronaldo, e sarà il primo esame di maturità. L’obiettivo è l’Europeo 2020 e la rinascita dovrà culminare nella qualificazione, ma l’Italia ha una storia importante e vincere il girone e qualificarsi per il torneo finale a quattro di Nations League riporterebbe gli azzurri alla ribalta e riconcilierebbe la Nazionale con i tifosi, ripagandoli in parte delle amarezze degli ultimi due anni. Senza illusioni, ma c’è una squadra che ha un gioco e nella quale è doveroso credere.
G.S.
foto: Ansa