Due giorni di protesta contro la manovra finanziaria e la Casta
Al grido di «facciamo piazza pulita» e dietro lo striscione «non siamo merce di politici e banchieri», è partito il corteo organizzato a Roma da Indignati e Popolo Viola. A protestare contro la manovra del governo e la “casta dei politici” sono scese in piazza alcune centinaia di persone. Il corteo è partito intorno alle 15.15 da piazza della Repubblica per arrivare poi in piazza San Giovanni. Qui i manifestanti hanno montato una decina di tende da campeggio verdi e blu. Un’accampata sul modello degli ‘Indignados’ spagnoli per ‘mostrare’ al Paese e al governo in che stato si è ridotta l’Italia e gli italiani.«La tendopoli – ha spiegato Chiara Moncada, una delle portavoci del movimento – è un modo per dire che viviamo una situazione tremenda dal punto di vista del precariato. Che non è solo economica ma anche esistenziale. Scendere in piazza con le tende significa dire ‘no’ agli affitti cari, al lavoro che non c’è e a quello che quando c’è è all’insegna dello sfruttamento. Le tende sono il simbolo del precariato di oggi». «No passerelle, parola alla gente». È iniziata così l’assemblea pubblica in piazza San Giovanni a Roma dopo il corteo di protesta contro la manovra. Seduti in cerchio sul prato, senza palco e tra le tende montate davanti la basilica di San Giovanni in Laterano, i manifestanti di Indignati e Popolo Viola, ma anche cittadini, hanno discusso di crisi, precariato, dell’esperienza di protesta spagnola degli ‘Indignados’, alcuni dei quali presenti quel giorno nella capitale, ma soprattutto del futuro che sperano essere «slegato dalle logiche di sfruttamento e precariato» e non più «in mano alla classe politica ormai indegna di rappresentare i cittadini».
Gianfranco Mascia del Popolo Viola ritiene fondamentale che questa protesta assuma una portata internazionale, perché bisogna far capire che la questione è europea. «È la casta che non ci rappresenta, sono i banchieri che hanno creato la crisi». «È l’ultima occasione che abbiamo, come Viola e come Indignati, per manifestare prima che questa manovra che difende la casta e va contro i cittadini, sia approvata. Per questo – spiegano gli organizzatori – chiediamo ai cittadini di attivarsi per fare ‘Piazza pulita’»: così infatti è stata battezzata la due giorni di protesta. A firmare tra i primi l’appello anti-casta anche Oliviero Beha, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame e Antonio Tabucchi. «È importante che durante la nostra iniziativa che abbiamo chiamato ‘Piazza pulita’ – spiega Franz Mannino del Popolo Viola – si lasci libertà di decisione ed espressione ai cittadini. Ma i temi dell’appello, lanciato tra gli altri da Dario Fo, Franca Rame e Andrea Camilleri, sono chiari: facciamo pagare questa crisi alla casta dei politici, ai corruttori e agli evasori fiscali». In piazza sono scesi anche i grillini per il ‘Cozza Day’ indetto dal ‘Movimento 5 Stelle’ di Beppe Grillo per «dare il benservito ad una casta di ‘cozze di partito’ incollate agli scogli del potere e dire basta ai loro assurdi privilegi, al finanziamento pubblico ai partiti, alle super pensioni con soli due anni di contributi, a benefit assurdi». I ‘grillini’ si sono incontrati in piazza Navona per un breve discorso di Grillo. Da lì, in centinaia, tutti in fila, guidati dal servizio d’ordine del Movimento, hanno raggiunto piazza Montecitorio portando in mano gusci di cozze con dentro le foto dei politici ‘attaccati alla poltrona’.
Giunti davanti al Parlamento, i manifestanti hanno depositato i mitili davanti alle transenne che circondano l’Aula. Bersagli bipartisan, da Tremonti a Berlusconi, ma anche da D’Alema a Veltroni. I cittadini a ‘cinque stelle’ sono tornati infine in piazza Navona dove presso alcuni gazebo ‘speaking corner’ hanno avviato dibattiti aperti sui programmi del Movimento ed espresso lo sdegno per la mancata discussione del disegno di legge popolare ‘Parlamento pulito’ sottoscritto l’8 settembre 2007 da 350.000 cittadini. Il ddl popolare prevede l’ineleggibilità nelle istituzioni, in primis Camera e Senato, dei condannati in via definitiva e quelli in primo e secondo grado con processo in corso; limite di due mandati (10 anni); ripristino dell’elezione diretta dei parlamentari con la preferenza unica.