In occasione delle imminenti elezioni per il Parlamento Europeo vorrei ricordare, per chi se lo fosse dimenticato, che gli italiani residenti in Svizzera, al contrario di tutti quelli residenti nell’Unione, per votare devono recarsi nei loro comuni di residenza AIRE. Con tutte le difficoltà che ne derivano, anche per coloro che volessero semplice avvalersi di un diritto che gli spetta, riconosciuto dallo Stato italiano per le elezioni politiche.
Gli attuali rappresentanti della comunità italiana all’estero, i quali pur appartenendo a nazioni diverse, siedono in Parlamento anche grazie a un bel numero di voti racimolati presso gli emigrati in terra elvetica, non si sono mai sognati di prendere una posizione riguardo questo argomento. Tantomeno i Consolati e l’Ambasciata Italiana in Svizzera.
I modi ci sarebbero. Per esempio, come già sostenuto da un certo “cavallo pazzo” nelle sedi preposte, si poteva prevedere un sistema che permettesse di recarsi presso seggi UE limitrofi al confine svizzero. Attraverso gli usuali sistemi di controllo, non sarebbe stato difficile garantire la correttezza delle operazioni elettorali e la prevenzione di eventuali frodi. Del resto per chi commette il reato di frode elettorale sono già previste pene adeguate.
Perché questa opportunità non venga data è una domanda a cui risulta difficile dare una risposta. Sarà per l’impreparazione dei nostri rappresentanti? Sarà per l’inefficienza dei partiti e movimenti? Segretario politico lo sono stato e capisco che sia difficile, perché dai piani alti non viene mai permessa una politica chiara e trasparente verso i connazionali. Mi hanno fatto capire che chi non si allinea al volere superiore, può dimenticarsi il suo impegno per la base, non avrà possibilità di portare avanti idee che guardano al futuro.
Questo mio intervento non vuol essere polemico, semmai promuovere un dibattito fra tutti i connazionali ai quali stanno a cuore l’Italia e gli italiani, in patria e in qualsiasi parte del mondo. Io resto a disposizione di tutti per un aperto confronto alla luce del sole.
Francesco Di Benedetto