Approvate le leggi sul lavoro e sulle epidemie, respinta l’abolizione della leva obbligatoria
Dopo le bocciature di recenti votazioni sulla liberalizzazione degli orari nei negozi, questa volta è prevalsa la libertà di commercio sulla protezione dei lavoratori. I clienti delle stazioni di servizio sulle autostrade e lungo i principali assi stradali con traffico intenso avranno accesso agli scaffali e congelatori dello shop 24 ore su 24. Tra l’una e le cinque di notte i dipendenti non saranno più obbligati a coprire la merce con teloni e potranno vendere l’intera gamma di prodotti. Gli elettori svizzeri hanno respinto il referendum contro la modifica della Legge sul lavoro lanciato da sindacati, sinistra e organizzazioni vicine alla Chiesa. È stata la Svizzera romanda a fare pendere la bilancia verso il sì, dopo la situazione di pareggio rivelata dai sondaggi. Il 55.8% delle persone che si sono recate alle urne ha detto sì alla modifica della legge sul lavoro. I cantoni che hanno approvato sono 18 e solo cinque – Uri, Friburgo, Vallese, Neuchâtel e Giura – hanno respinto il progetto. Nelle zone urbane il consenso è stato tendenzialmente più alto rispetto alle zone rurali, dove domina lo scetticismo nei confronti di una società-24 ore.
I sindacati, contrari in prima linea alla modifica, ricordano ai partiti che hanno sostenuto la legge, che la votazione di oggi riguarda solo l’assortimento nei negozi delle stazioni di servizio aperti 24 ore su 24. Governo e partiti borghesi dovranno evitare che la modifica costituisca il primo passo verso il divieto totale del lavoro notturno e domenicale. “Ogni nuova liberalizzazione del mercato del lavoro dovrà essere ritirata”, ha detto Vania Allieva, co-presidente del sindacato UNIA, e “inoltre servono trattative per un nuovo contratto collettivo che regoli le condizioni di lavoro del personale nel commercio al dettaglio.” Il risultato è stato più chiaro delle attese, per la soddisfazione dei partiti borghesi. Per i sostenitori, si è trattato solo di correggere un’assurdità burocratica e la legge non concerne gli orari di apertura dei negozi o la protezione dei lavoratori. L’obiettivo era sfruttare gli orari di lavoro previsti dalla legge. Spetta ora ai cantoni applicare le nuove norme.
Nessun problema per la revisione totale della Legge sulle epidemie (LEp), che era già stata approvata a stragrande maggioranza dal parlamento e dovrebbe entrare in vigore dal 2016. La nuova normativa è stata approvata dal 60% dei votanti e da 22 cantoni e respinta dai cantoni conservativi Uri, Svitto e Appenzello Interno ed Esterno. La revisione della LEp permetterà alla Confederazione di lottare con maggiore efficacia contro le malattie contagiose e proteggere meglio la popolazione. La Confederazione può ordinare la vaccinazione obbligatoria per alcune categorie di persone. Quest’ultimo è stato il punto dominante e più controverso nella campagna elettorale. Per i contrari i presupposti giuridici per la sua applicazione non sono definiti in modo chiaro, ma l’argomento non ha portato i frutti sperati. I favorevoli hanno bollato l’argomento della vaccinazione obbligatoria come sbagliato e troppo emozionale. Per i responsabili del sistema sanitario, per la Confederazione e i cantoni, la nuova legge migliora le regole restrittive vigenti dal 1970: in futuro l’obbligo sarà dichiarato solo per determinate categorie di persone, come per il personale di un reparto in ospedale, o in casi di epidemie gravi. Il ministro della sanità, Alain Berset, ha rassicurato gli avversari, che la nuova legge non prevede alcun obbligo e nessuno potrà essere vaccinato contro la sua volontà. Il sì permette di avere una legge moderna sulle epidemie e conforme alle esigenze del XXI secolo.
Il servizio militare e civile continueranno a essere obbligatori in Svizzera, la quale resta nell’Europa occidentale uno dei rari paesi a mantenere la leva obbligatoria. Gli elettori hanno disapprovato l’idea di un “esercito volontario” spazzando via l’iniziativa popolare “Sì all’abolizione del servizio militare obbligatorio” lanciata dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). L’oggetto in votazione è stato respinto da tutti i cantoni e dal 73.2% dei votanti e soltanto il 26.8% è stato favorevole. Per la maggior parte degli svizzeri l’esercito resta dunque un pilastro inamovibile della politica di sicurezza svizzera. Deluso (e grande sconfitto) il GSsE per l’esito della votazione, risultato più netto del previsto. “Durante la raccolta delle firme abbiamo sottovalutato che prestare servizio militare è ancora radicato nella coscienza della popolazione”, ha detto Jo Lang, “e non siamo riusciti a convincerla del contrario.” Un altro problema si è rivelato anche lo scarso sostegno delle forze di sinistra, ma anche di non essere riusciti a mobilitare i giovani al voto, fascia che i sondaggi avevano dato a favore dell’iniziativa e per un esercito professionale. I contrari all’iniziativa hanno sottolineato l’importanza del no per la sicurezza del Paese e della popolazione. Secondo Denis Froidevaux, presidente della Società svizzera degli ufficiali “il processo di modernizzazione del servizio militare continua e si prospetta di renderlo accessibile anche a donne e stranieri”. Anche per Ueli Maurer, ministro della difesa, “è un buon auspicio”, anche per la votazione che riguarda l’acquisto dei 22 Gripen.
Votazioni Zurigo – I due oggetti in votazione nel cantone e città di Zurigo sono stati bocciati. Agli stranieri non sarà concesso il diritto di voto a livello comunale nel canton Zurigo e la città di Zurigo non avrà il nuovo stadio.
L’associazione dei figli di immigrati Second@s aveva lanciato l’iniziativa “Per più democrazia” che avrebbe completato l’articolo 22 della Costituzione cantonale, concedendo agli stranieri il diritto di voto a livello comunale. A condizione che si è da dieci anni in Svizzera e ininterrottamente da tre anni nel comune di domicilio. Il Gran Consiglio zurighese raccomandava di respingere il testo. I votanti l’hanno seguito con il 75,02% di voti contrari, bocciando l’iniziativa, che era sostenuta dal PS, dai Verdi, dalla Lista alternativa e dai Verdi-liberali. Attualmente otto cantoni permettono agli stranieri di votare a livello comunale: Argovia, Basilea Città, Grigioni, Friburgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel e Vaud.
Zurigo non avrà il nuovo stadio, che sarebbe stato costruito sul sito del vecchio Hardturm. Il progetto sarebbe stato finanziato interamente dalla città, con oltre 216 milioni di franchi. I cittadini zurighesi hanno bocciato di misura il progetto con il 50.58% di voti contrari. Le due squadre di calcio cittadine – FC Zurigo e Grasshopper – continueranno a giocare nel nuovo Letzigrund, con la pista di atletica fra il campo e gli spalti. Un altro oggetto in votazione era strettamente legato allo stadio. La costruzione nelle immediate vicinanze di un immobile di 154 appartamenti a pigione moderata, che è stata approvata dal 67,4% votanti. L’edificio però non si realizzerà, poiché una clausola nel contratto di vendita del terreno garantisce alla Credit Suisse il diritto di riscatto, se lo stadio non sarà realizzato.