A votazioni avvenute e indipendentemente dagli eletti e dagli esclusi, notiamo che è la terza volta che si vota all’estero con un sistema per corrispondenza che fa acqua da tutte le parti, al punto che ci si domanda davvero come è possibile che le forze politiche possano tollerare un tale scempio al voto che la Costituzione italiana definisce dover essere “libero, democratico e segreto” e che invece non è nulla di tutto questo.
Cominciamo dallo Stato italiano che appalta ad un ditta la stampa delle schede, nonché gl’indirizzi dei connazionali e l’invio delle schede di votazione con la busta per l’invio al Consolato delle schede votate. Al di là se ci siano o no stati brogli, non è una procedura trasparente. Prescindiamo dall’aggiornamento degli indirizzi che non sono mai aggiornati per davvero. La prima volta passi, la seconda pure, ma che continui a succedere che a tanti connazionali le buste non vengano recapitate malgrado non ci sia stato nessun cambiamento rispetto a prima, è una stortura inammissibile.
Prescindiamo, dunque, da questo e mettiamo l’accento sul fatto che non è possibile che sia una ditta – qualsiasi ditta – a gestire la stampa delle schede, gli indirizzi e l’invio del plico. Una ditta, al di là del fatto che avvenga o meno, può comunque mandare le schede in maniera scorretta, a chi sì e a chi no, oppure a chi no e a chi sì due volte. Può far votare un certo numero di schede e mandarle al Consolato, senza che sia possibile poter controllare nulla. Insomma, sono possibili vari tipi di brogli, ripetiamo, al di là se ciò avviene o meno, e va da sé che ciò è avvenuto in passato.
Secondo passaggio: quando il connazionale riceve un numero di buste pari ai componenti maggiorenni della famiglia stessa. Ebbene, come si fa a garantire la segretezza del voto se uno qualsiasi della famiglia può aprire tutte le buste, votarle come vuole e rispedirle? Gli altri membri della famiglia, tenuti all’oscuro o dell’avvenuta votazione o della distruzione delle schede, se reclamano e ottengono altre schede vuol dire che ci sono schede votate in più, se non possono averne delle altre non hanno in realtà potuto votare. Ancora una volta: non è trasparenza, anzi, le possibilità di brogli sono all’ordine del giorno.
Facciamo un altro caso, quello di chi non vuole votare. Può buttare le schede che possono essere raccolte da altri; può vendere le sue schede e quelle dei familiari a chi le compra; può recarsi presso un’associazione o un patronato per farsi “insegnare” a votare o per farsi suggerire chi votare. Questa corsa ad acquistare pacchetti di schede è avvenuta la prima e la seconda volta ed è avvenuta anche la terza e sicuramente avverrà ancora. Questa non è né trasparenza, né serietà. E’ il mercato dei voti. Tutti sanno, ma tutti fanno finta di essere sordi e muti.
All’estero si è creata una lobby, tra l’altro molto potente, che sterilizza qualsiasi cambiamento e con una rappresentanza sproporzionata, sia in termini di numero degli eletti – che possono condizionare le sorti della maggioranza alla Camera e al Senato in tempi di equilibri politici – sia in quanto a competenze, meriti e risultati degli stessi, soprattutto se si pensa anche all’altro carrozzone – costosissimo – rappresentato dal Consiglio Generale degli italiani all’estero (Cgie), organismo di fatto inutile.
1 commento
se faremmo le cose in ordine, non saremmo più italiani…
il guaio che siamo governati da pagliacci, avevano messo su uno zoo: giaguari, tacchini, volpi, poi è arrivato il grillo… 🙂