Votazioni 28 settembre: Il Consiglio federale respinge un trattamento speciale della ristorazione
Il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare «Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione!». La consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha presentato la scorsa settimana i motivi di tale reiezione. L’iniziativa privilegia ingiustificatamente la ristorazione nell’assoggettamento all’IVA, causando elevate perdite fiscali per le casse dello Stato. Compensare tali perdite con un aumento dell’aliquota IVA ridotta significherebbe penalizzare soprattutto le economie domestiche con un reddito modesto. L’iniziativa popolare «Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione!», presentata il 21 settembre 2011, chiede che alle prestazioni della ristorazione sia applicata la stessa aliquota vigente per la fornitura di alimenti. Fanno eccezione le bevande alcoliche e gli articoli di tabacco. La somministrazione di alimenti e bevande analcoliche nella ristorazione deve quindi essere assoggettata alla medesima aliquota applicata alla fornitura di alimenti in un negozio, mercato o take-away. Il Consiglio federale ritiene che non sia giustificato tassare le prestazioni della ristorazione all’aliquota d’imposta ridotta, ovvero al 2,5%. Attualmente, gli alimenti e le bevande analcoliche acquistati e asportati soggiacciono all’aliquota ridotta. Per contro, chi mangia o beve al ristorante non acquista solo alimenti, bensì anche altre prestazioni. Queste comprendono il servizio del cibo e delle bevande e la messa a disposizione dei tavoli, delle sedie, delle toilette e così via. Di conseguenza un pasto al ristorante ha un costo maggiore che al take-away. Il Consiglio federale ritiene adeguato tassare le prestazioni fornite nella ristorazione all’aliquota normale dell’8%. Il Consiglio federale dubita che una riduzione dell’aliquota verrebbe trasferita interamente sui prezzi praticati alla clientela nella ristorazione. È più probabile che una parte della differenza venga utilizzata per migliorare il margine di guadagno dei ristoratori e per adeguamenti delle retribuzioni dei dipendenti.
Elevate perdite fiscali e aggravio dei redditi bassi
Secondo il Consiglio federale un accoglimento dell’iniziativa comporterebbe elevate perdite fiscali per la Confederazione, l’AVS e l’AI. Dei circa 750 milioni di franchi che verrebbero meno, 75 milioni riguarderebbero il fondo AVS e 40 milioni il fondo AI. La Confederazione, l’AVS e l’AI non potrebbero sopportare minori entrate di tale entità. Di conseguenza bisognerebbe prevedere misure di compensazione. Il Consiglio federale ritiene che tale compensazione dovrebbe avvenire all’interno del sistema dell’imposta sul valore aggiunto. A tale scopo si presterebbe un aumento dal 2,5 al 3,8% dell’aliquota ridotta. Nel complesso, le misure in questione, ovvero la riduzione dell’aliquota d’imposta per le prestazioni della ristorazione e l’aumento dell’aliquota ridotta, graverebbero sulle economie domestiche più degli oneri fiscali attuali e penalizzerebbero soprattutto le economie domestiche a basso reddito, in particolare quelle con figli, e la classe media. “Benché comprenda le difficoltà del settore, accentuate in queste settimane dal tempo uggioso, e provenga da un cantone turistico, non penso che tutte le iniziative siano giustificate, e questa ancora meno di altre”, ha dichiarato secondo l’ats la ministra della finanze, grigionese, Eveline Widmer-Schlumpf lanciando la campagna dell’Esecutivo contro la modifica costituzionale lanciata da Gastrosuisse. Benché con questa sua proposta Gastrosuisse si proponga di porre fine a una presunta discriminazione nei confronti dei ristoranti, ha argomentato la consigliera federale, il testo dell’iniziativa chiede un’aliquota uguale a quella applicata alla fornitura di alimenti ad eccezione dei tabacchi e delle bevande alcoliche.
Per Eveline Widmer-Schlumpf, non è possibile paragonare ambiti tanto diversi. “Un pasto consumato al ristorante non è paragonabile a un semplice alimento in vendita in un negozio né ad spuntino veloce acquistato in una rosticceria o da un qualsiasi fornitore di piatti da asporto”, ha sostenuto. In un ristorante, il cliente gode di prestazioni supplementari, come il servizio a tavola, la possibilità di usufruire di un bagno o di leggere un giornale. “Non si può quindi parlare di discriminazione”, ha puntualizzato la consigliera federale del Partito borghese democratico. Inoltre è assai dubbio che i clienti godano di un’eventuale riduzione dell’Iva, ha aggiunto Widmer-Schlumpf.