Dura la condanna, ma nessun commento dal Vaticano riguardo alla pubblicazione da parte di Wikileaks dei file che riguardano la Santa Sede.
Il Vaticano reagisce definendo di “estrema gravità” la divulgazione dei dispacci riservati.
La presa di posizione è affidata ad un comunicato di poche righe in cui si sottolinea che i documenti resi noti da Wikileaks riflettono “le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede”. E tanto meno “citazioni precise delle parole dei suoi officiali”. Proprio per questo la loro “attendibilità va valutata con riserva e molta prudenza”. Resta il fatto in sé, la pubblicazione dei documenti, un fatto di “estrema gravità”, stigmatizza la nota senza addentrarsi in altre valutazioni.
Anche l’ambasciata Usa presso la Santa Sede ha condannato “nel modo più duro possibile la diffusione dei documenti”, assicurando l’impegno dell’amministrazione statunitense e la piena collaborazione con il Vaticano.
La linea ufficiale, comunque, punta a non enfatizzare. Tant’è che l’Osservatore Romano non dedica spazio al caso né pubblica la nota ufficiale della sala stampa vaticana (che invece compare nella home page del sito di Radio Vaticana).
Certo la Santa Sede viene colpita su più fronti dai ‘report’ di Wikileaks: caso pedofilia, residui di antisemitismo, comunicazione “debole e antiquata”. E poi l’analisi al vetriolo sul segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, definito uno “yes man”. La diplomazia Usa prende nota anche delle voci che ne avrebbero chiesto la destituzione.
Lo stesso Bertone ha poi ironizzato sull’intera vicenda: “Io uno yes man? Ne sono orgoglioso, questo giudizio rispecchia in modo colorito la mia sintonia con l’azione del Papa”. Ma c’è qualcosa di più dell’ironia nei commenti ufficiosi e nelle voci che in queste ore corrono in Vaticano.
Fonti autorevoli ritengono che molte delle ricostruzioni contenute nei cablogrammi siano non realistiche e soprattutto, in molti casi, interessate. Chi scrive e annota spesso mostra di conoscere superficialmente bene la Santa Sede e il suo funzionamento, si osserva, e si fa notare che impressioni e giudizi appaiono a volte interessati, mirati a colpire un bersaglio forse sgradito.
Tanto che in alcuni casi la lettura in chiave ‘personale’ di determinati messaggi potrebbe essere la più centrata. Molte ore prima della diffusione dei documenti sulla Santa Sede, del caso Wikileaks si sarebbe parlato anche nel pranzo organizzato in Vaticano, alla Casina Pio IV, per salutare l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, che sta per andare a Mosca.
Al tavolo c’erano, tra gli altri, il segretario di Stato Vaticano Card. Tarcisio Bertone, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Miguel Diaz. Zanardi si sarebbe espresso in maniera piuttosto ironica su Wikileaks e sulle sue ricostruzioni fondate su notizie tutte note.
E Diaz avrebbe annunciato che stava preparando un comunicato, in vista della possibile uscita di documenti sul Vaticano. Comunicato che in effetti è uscito.
Quanto al nodo della comunicazione, definita “debole” e non al passo con i tempi, va detto che il Vaticano dispone di numerosi mezzi di comunicazione (tv, radio, giornale, casa editrice), di un sito internet tra i più cliccati e che il blackberry non è appannaggio solo del portavoce, padre Lombardi. Certo, è soprattutto sul modo di gestire la comunicazione che si appuntano le critiche dei diplomatici.
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