Graziato dal presidente egiziano
Dopo tre anni l’incubo del ricercatore Patrick Zaki sembra essersi concluso nel migliore dei modi. Il giovane egiziano, appena laureato, tornerà in Italia e sarà a Bologna già sabato mattina, come lui stesso ha annunciato nelle sue pagine social dove ha scritto di essere “molto emozionato”. A Bologna incontrerà colleghi, professori e amici, ma sarà un soggiorno veloce per “trascorrere una breve vacanza con la mia adorabile fidanzata prima di tornare in Egitto per finire di preparare la nostra casa e i preparativi per il matrimonio il prossimo settembre”. Si prospetta un futuro roseo per Zaki che annuncia “sono felice che il calvario iniziato a febbraio 2020 sia finito”. In una intervista Rai, subito dopo la notizia del rilascio, Zaki ha ringraziato “la città di Bologna, il rettore dell’Università, i cittadini di Bologna, una comunità di cui mi sento fortunato a fare parte, perché sono ormai anni che si occupano” del caso. Non ha dimenticato di accennare al lavoro diplomatico italiano “il dialogo a livello internazionale che hanno intavolato e tutti coloro che in questi giorni mi sono rimasti accanto, facendo grande sforzi per ridarmi la libertà”.
Anche il ministro degli Esteri Tajani ha avuto parole di elogio per la diplomazia italiana che, insieme alla nostra intelligence, ha avuto un ruolo determinante nella vicenda, “è stato un lavoro corale e alla fine il presidente egiziano ha deciso di concedere la grazia”. In un suo intervento su Radio24 Tajani ha voluto sottolineare che “non c’è nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere. Noi siamo riusciti a ottenere questo risultato e mi pare che non sia un risultato di poco conto – ha affermato – Non c’è nessun baratto, siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo”.
Zaki ha ricevuto la grazia dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi all’indomani della condanna a tre anni di carcere da un Tribunale di Mansoura per aver diffuso presunte notizie false in un post sulle minoranze copte. Zaki era stato arrestato il 7 febbraio 2020 mentre svolgeva il suo master Gemma in Women’s and Gender Studies presso l’Università Alma Mater di Bologna. Lo studente era stato fermato all’aeroporto del Cairo, in Egitto, dove era tornato per far visita alla famiglia per un periodo di vacanza che invece gli era costato l’arresto. Portato al famigerato carcere di Tora, si erano susseguite le udienze in cui ogni volta era stata rinnovata per 15 o 45 giorni la detenzione preventiva di Zaki, nonostante i numerosi appelli e iniziative del governo italiano, di politici, attivisti e associazioni. I capi d’accusa menzionati nel mandato di arresto erano minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo, in modo particolare attraverso una sorta di propaganda sovversiva che il ricercatore avrebbe compiuto su Facebook. Negli ultimi mesi Zaki era stato trasferito nel carcere della sua città di nascita al-Mansoura da dove poi ha ricevuto la grazia del presidente Al Sisi.
Soddisfatta del risultato ottenuto anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha espresso il suo pensiero attraverso un video messaggio pubblicato sui canali social: “Patrick Zaki ha oggi ricevuto la grazia dal presidente della Repubblica egiziana e voglio ringraziare il presidente Al Sisi per questo gesto molto importante. Fin dal nostro primo incontro a novembre – ha spiegato la premier -, io non ho mai smesso di porre la questione e ho sempre riscontrato da parte sua attenzione e disponibilità. E voglio ringraziare l’intelligence e i diplomatici, sia italiani che egiziani, che in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare per arrivare alla soluzione auspicata”. “Patrick Zaki tornerà in Italia e gli auguro dal profondo del mio cuore, una vita di serenità e di successo”, ha concluso Meloni.
Redazione La Pagina