Illegalità, malaffare, violenza: tutto a danno degli animali
Al primo posto il traffico di cuccioli, che con tutto il suo potenziale criminale, rappresenta la prima emergenza zoomafiosa. È quanto emerge dal Rapporto Zoomafia 2014, elaborato da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav. La nuova edizione del Rapporto, “illegalità, malaffare e crimini contro gli animali”, alla sua quindicesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità nel 2013. “I traffici legati alla sfruttamento degli animali, come diciamo da anni, rappresentano un’importante fonte di guadagno per i vari gruppi criminali che manifestano una spiccata capacità di trarre vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio e di guadagnare il massimo rischiando poco”, sostiene Troiano. “La criminalità organizzata dedita ai vari traffici a danno degli animali – prosegue – si distingue per la sua capacità di agire su vasta scala, per il suo orientamento al business, per la capacità di massimizzare il profitto riducendo il rischio. Del resto il business è tanto: sono diversi i miliardi di euro all’anno intascati con i vari traffici clandestini che sfruttano gli animali”. Si attesta come prima emergenza zoomafiosa: i confini tra commercio legale e traffico illegale sono labili e non solo perché le rotte e la provenienza sono le stesse, ma perché molte volte, dietro importazioni legali e autorizzate vengono celati, tra i meandri di documentazione, certificati e passaporti, animali clandestini. Nei Paesi di origine i cuccioli vengono comprati per pochi euro, spesso arrivano malati e accompagnati da falsi pedigree e da documentazione contraffatta. La regia del business fa capo a gruppi organizzati che importano gli animali e li smerciano attraverso venditori compiacenti: sono circa 2000 i cani che ogni settimana vengono importati in Italia.
Corse clandestine, gare di sforzo, cavalli stramazzati a terra e abbandonati sulla strada, doping, scommesse illegali, furti e macellazioni abusive: è lo scenario delle illegalità nel mondo dell’ippica in Italia. Nel 2013 – si legge nel Rapporto – abbiamo assistito ad una pericolosa diminuzione delle attività di polizia giudiziaria finalizzate alla repressione delle corse clandestine di cavalli. È stata bloccata solo una corsa clandestina e una gara di forza, 23 persone denunciate e 25 cavalli sequestrati. Di contro c’è stato uno spregiudicato aumento del numero di video sulle corse pubblicati in Internet e delle segnalazioni e denunce pubbliche che non hanno sortito effetto.
Nuovi, preoccupanti segnali ci indicano una ripresa dei combattimenti tra cani. Fenomeno mai sconfitto, ma che per un periodo è sicuramente diminuito rispetto a prima. Dopo anni – sostiene il rapporto Lav – c’è stata, nuovamente, una complessa attività investigativa ad opera della Procura di Palermo che ha applicato anche misure cautelari personali. Il traffico internazionale di animali o parti di essi trova nel nostro paese un’importante punto di arrivo e di transito. Secondo dati del primo semestre 2013, si è registrato un aumento del 10%, rispetto all’anno precedente, del commercio e della detenzione illegale delle specie protette e tutelate dalla Cites.
Continua ad essere un vero affare per trafficoni e faccendieri che garantisce agli sfruttatori dei cani randagi introiti di centinaia di milioni di euro l’anno, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Alcuni privati, camuffati anche da false associazioni, hanno costruito la loro fortuna grazie a convenzioni milionarie con amministrazioni locali compiacenti, spesso aggiudicate con gare d’appalto al ribasso d’asta, alle quali corrispondono strutture fatiscenti, veri e propri lager. Solo nel 2013 sono state sequestrate almeno 11 strutture per un totale di 1700 cani. L’uso di animali come arma o come ‘oggetti ‘per intimidire è sempre più diffuso. Tra i casi registrati l’anno scorso, quelli di cani aizzati contro le forze dell’ordine; una banda di ladri che, per dispetto, uccide un cane mettendolo nel forno della cucina acceso; agnelli sgozzati per intimorire un militante antimafia; cani uccisi per ritorsione. La classica minaccia mafiosa con teste di maiali e capretti recapitati o fatti trovare per intimorire è ancora diffusissima. Tra le condotte moleste degli stalker rientra anche quella di far trovare animali morti o parti di essi o, addirittura, di uccidere gli animali domestici della vittima.
Trafficanti e spacciatori usano spesso animali per occultare, trasportare o difendere la droga con modalità e stratagemmi a volte sorprendenti. Sono sempre più frequenti i casi che vedono protagonisti in negativo minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro di essi. Tra questi, la Lav denuncia: cani randagi presi dalla strada da minorenni con l’unico scopo di torturarli e tagliare loro le zampe; ragazzini che si divertono a spezzare le zampe a un’anatra, altri che uccidono con grosse pietre un gatto davanti a passanti; un gatto legato messo sui binari al passaggio del treno: minorenni che costruiscono micidiali ordigni esplosivi per la caccia di frodo.