“Una volta si uccidevano i giudici, ora li si trasferisce” è la pesante ed allusiva accusa rivolta, tra le altre, all’operato del Guardasigilli Mastella in questi giorni di infuocate polemiche.
Chissà se era anche a questo che si riferivano gli autori di “La società sparente”, un recente testo che definisce, parafrasandola, la Calabria dei giorni nostri, teatro di vicende giudiziarie-politiche che richiamano gli ormai lontani nel tempo, ma non nella memoria, eventi del 1992, quando si era in pieno clima “Mani pulite”.
I magistrati tornano all’attacco e lo fanno in tv: anche questo ha il sapore di un non lontano dèjà vù, e la mente torna ai tempi di Sciuscià e Samarcanda. Magistrati, inchieste, giornalisti e libertà d’informazione: cambiano gli attori delle opposte parti in gioco ma non il sapiente regista di questa tragicommedia che scuote e anima le piazze e divide, ancora una volta, la sinistra ed il Governo. Tra Prodi (che denuncia la poca professionalità con cui è stata presentata la vicenda) e Mastella (che parla di linciaggio mediatico), da una parte e De Magistris (reo di indagare su questioni che coinvolgono i cosiddetti poteri forti e a rischio trasferimento per aver “scoperchiato pentole che non andavano scoperchiate”), e la Forleo (intervenuta in difesa ed appoggio del suo collega del sud, “vittima di intimidazioni provenienti dagli ambienti istituzionali”), che a gran voce denunciano l’inquietante solitudine a cui si viene abbandonati quando si vuole lavorare seriamente in certi ambienti e su certi temi, dalla parte opposta, ci sta ancora lui, Michele Santoro, al centro di critiche che, anch’esse, hanno un che di deja vù e riportano all’ormai famoso berlusconiano editto di Sofia che lo “allontanò” dalla Rai, guadagnandogli la solidarietà della sinistra stessa.
Adesso a censurarlo è, invece, la stessa sinistra: Prodi come Berlusconi insomma…chi l’avrebbe mai detto?
Ecco la comicità di una tragedia tutta italiana, nella quale gli eroi di ieri diventano i nemici di oggi sol perché si limitano a fare, o a dire, le stesse cose pur dopo l’avvenuto cambio di guardia.
Ancora una volta, l’Italia è attraversata da un vento di scandali e di indagini giudiziarie con al centro parlamentari e ministri, ancora una volta la situazione sfugge di mano, la politica si rivela debole e gli attacchi si fanno sempre più forti.
Certo, se un tale polverone ne è nato, quantomeno lecito sarebbe stato aspettarsi gravi “indizi” a carico del magistrato in questione, tanto da richiederne l’immediato trasferimento. Ma, andando nel merito, quali siano queste “gravi violazioni deontologiche” non è ancora dato sapere, neppure dopo la seconda tranche di accuse inviate dagli ispettori di Mastella al Csm proprio appena poche ore prima la decisione in merito alla vicenda, poi rinviata, guarda caso, per l’assenza delle condizioni minime per procedere al trasferimento invocato dal ministro. Difficile, con queste premesse, accontentare il Guardasigilli e risparmiargli, da qui a dicembre, quando il Csm tornerà a pronunciarsi in merito, un “processo di piazza”: la sua iniziativa, dopo la posizione del Csm, appare sempre più come il tentativo di intimidire il pm di Catanzaro e di insabbiare un’inchiesta che lo vede, anche se indirettamente, coinvolto insieme a Prodi.
Una conseguenza per il governo questa vicenda l’ha però già avuta: la spaccatura della maggioranza sulla questione… ma anche questo ha il triste sapore di un non lontano déjà vù…
Isabella La Rocca