Si torna a discutere dei salari minimi in Svizzera grazie all’iniziativa dell’Unione Sindacale Svizzera (USS). L’iniziativa è stata depositata lo scorso lunedì 23 gennaio a Berna e sostenuta da oltre 111’000 firme. L’argomento è da tempo al centro di svariate azioni da parte dei sindacati svizzeri. Fulcro dell’iniziativa, la volontà di garantire un salario minimo di 22 franchi all’ora, pari a 4’000 franchi al mese. Secondo i sostenitori, questa cifra sarebbe il minimo indispensabile per affrontare i rincari odierni e per poter vivere dignitosamente. È ormai noto che parte della popolazione svizzera lamenta una condizione di vita disagiata a causa di un salario troppo basso, tanto che spesso è costretta a rivolgersi all’aiuto sociale. In questa condizione di degrado si trovano più di 400’000 lavoratori, secondo i dati riportati sul sito ufficiale dell’iniziativa (www.salari-minimi.ch), vale a dire un lavoratore su dieci, impiegati in diversi settori professionali. Più in dettaglio sono l’agricoltura, il personale domestico, l’industria alimentare e tessile, la vendita al dettaglio, i call center e i servizi personali alcune delle categorie più colpite. Non è risparmiato neanche il personale qualificato né quello con lunga esperienza alle spalle; per non parlare del fatto che il salario delle donne in Svizzera rimane sempre inferiore a quello degli uomini sulla base della semplice ed errata regola della differenza di sesso. Più della metà dei lavoratori non beneficia di un salario minimo protetto da una CCL (Contratti Collettivi del Lavoro). Per tutti questi motivi viene chiesto, sia alla Confederazione che ai Cantoni, di garantire i salari minimi e di incoraggiare le CCL. L’iniziativa -sostiene l’USS -raccoglie grossi consensi tra la popolazione infatti, a conferma di ciò, non ci sono state difficoltà nel raccogliere il numero di firme necessario. Stando a un sondaggio dello scorso anno, l’85% delle per-sone interrogate è favorevole all’introduzione di un salario minimo. Tra gli enti attivi sulla questione l’Unia da anni lotta per garantire una situazione dignitosa per tutti i lavoratori. Come infatti ha illustrato Vania Alleva, membro del comitato direttivo di Unia, in un articolo apparso su La Pagina lo scorso anno (2 febbraio 2011), dal 1998 il sindacato è riuscito ad attivare un’evoluzione salariale nei settori a basso salario coperti da CCL: l’aumento del 50% del salario minimo dei lavoratori della Coop e della Migros, l’aumento del 40% nella ristorazione nonché l’introduzione della tredicesima a partire dal 2012 sono tra le conquiste ottenute dal-l’Unia e il prossimo obiettivo sarà appunto quello di alzare la soglia del minimo salariale. Non pochi i vantaggi che ne deriverebbero a cominciare da una lotta effettiva alla povertà, l’aumento del potere d’acquisto e, di conseguenza, il rafforzamento dell’economia del Paese. Ciò porterà stabilità, permetterà di creare nuovi posti di lavoro e di assicurare la pace sociale.
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