Una ricerca del Censis mostra che chi fa assistenza a domicilio è passato da un milione nel 2001 a 1.655.000 oggi e passerà a oltre 2 milioni nel 2030
E’ stata pubblicata una ricerca del Censis e dell’Ismu per conto del ministero del Lavoro, che fa una fotografia più aggiornata di quella di qualche anno fa sul mercato dell’assistenza agli anziani.
Diamo innanzitutto alcuni numeri, di per sé molto eloquenti, anche se per la verità non c’era bisogno di una ricerca per descrivere un fenomeno che è sotto gli occhi di tutto. Nel 2001 le badanti in Italia erano un milione, oggi, invece, sono 1.655.000. In poco più di dieci anni c’è stato un aumento del 53%. Di questo numero, il 17,6% sono uomini, il restante 82,4% donne. E’ evidente, dunque, che il mercato si è allargato del 30% circa, in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e del tradizionale modello di famiglia andato in frantumi.
Ancora qualche cifra. Il 77,3% è straniero, il restante 22% italiano. Anche dieci anni fa, come oggi, il primato delle badanti era delle rumene. Seguono le ucraine, le filippine, le moldave, le marocchine, le peruviane, le polacche e le russe (mettiamo al femminile perché appunto le donne sono in nettissima maggioranza). La media delle italiane è del 22%, ma nel Meridione la percentuale sale al 36%. Ci si fida un po’ meno delle straniere. Se la situazione è oggi quella descritta, quella del 2030 varierà di poco, tranne che per il numero: le badanti saranno 2.151.000 unità, cioè 500 mila posti di lavoro in più. Si vede che le esigenze aumenteranno. Ancora una volta si dovrà ripetere che la popolazione anziana aumenterà e insieme ad essa il bisogno di assistenza a domicilio.
La domanda centrale della ricerca è: 500 mila nuovi posti di lavoro andranno a beneficio delle straniere oppure le italiane si decideranno di puntare su questo lavoro? La crisi economica diffonderà le sue incertezze ancora per una decina d’anni, dunque bisognerà scegliere se continuare a non abbassarsi a fare un lavoro dignitoso e tutto sommato non faticoso (se non per gli orari) e continuare a farlo fare alle straniere oppure se ci sarà una discontinuità con il passato ed allora anche le italiane diventeranno delle badanti. Il fenomeno è nato spontaneamente negli anni ’90, quando dall’Est arrivarono schiere di donne in cerca di lavoro. La loro domanda di lavoro intercettò l’offerta proveniente dalle persone anziane, di cui i figli non potevano occuparsi o per lavoro o per lontananza o anche per allentamento dei legami della famiglia tradizionale italiana. Molto probabilmente i motivi sono tutti e tre quelli elencati. Fatto sta che la maggior parte di loro erano irregolari: la prima grande sanatoria avvenne nel 2005, quando furono in 700 mila ad ottenere un permesso, una retribuzione meno penalizzante, gli oneri sociali, un mese di vacanze, un giorno libero, eccetera.
Il 70% delle badanti considera stabile la loro occupazione, cioè fanno questo mestiere e basta: il 16% cerca un altro tipo di lavoro, uno più soddisfacente e meglio retribuito. Ecco l’opinione di Paolo Reboani, amministratore delegato di Italia Lavoro: “Da parte degli italiani esiste ancora un pregiudizio verso questa forma di occupazione. Si è disposti addirittura a licenziarsi per poter accudire il proprio padre o la propria madre non autosufficienti, ma difficilmente si prende in considerazione la possibilità di assistere a pagamento dei terzi. Eppure vista la domanda di lavoro costante sarebbe utile riconsiderare il tutto”. Insomma, fare la badante potrebbe essere una soluzione, ben vista anche dalle famiglie e dalle persone assistite, in quanto potrebbero fidarsi di più di una donna italiana del posto. La ricerca del Censis mette in luce anche un altro aspetto, che nasce dalla difficoltà a reperire la persona giusta e ad evadere tutte le incombenze di tipo fiscale e previdenziale: la nascita di agenzie di intermediazione che si preoccupano della gestione delle retribuzioni e del reperimento della persona giusta. Come si vede, si tratta di una specie di agenzia di collocamento a cui si rivolge chi cerca una badante e nello stesso tempo la badante stessa che chiede di lavorare e che gestisce le incombenze burocratiche, ovviamente mediante una specie di tassa d’iscrizione sia da parte della badante stessa che di chi è interessato ad averne una.