Nel pieno della crisi economica che ha investito molti Paesi, c’è un settore che non conosce affanno: quello delle armi, collegato direttamente ed esponenzialmente alle politiche strategiche e militari. A dichiarare l’aumento – che sfiora il raddoppio – delle spese militari per i prossimi duetre anni sono stati la Cina, la Russia e il Giappone, ma a questa decisione non è certo estranea la svolta americana di qualche mese fa, quando Obama ha spostato l’area d’impegno degli Usa verso il Pacifico. Come si ricorderà, nel Nord dell’Australia è stata aperta una grande base di marines, che verrà progressivamente allargata nel corso dei prossimi anni. L’idea americana poggia sul fatto che quest’area vede oltre il 50% delle economie mondiali (Giappone, Cina, India, Australia, ma anche i Paesi dell’America del Sud, con in testa il Brasile) e che dunque merita investimenti e attenzioni, ma che comprende anche Paesi inaffidabili (Corea del Nord) o Paesi che con la loro deliberata espansione economica, politica e militare (la Cina) possano mettere in questione l’equilibrio mondiale. Ed ecco la reazione. La Cina da qui al 2015 prevede un budget militare annuale di 238 miliardi di dollari, una cifra enorme; il Giappone prevede una spesa militare di 64 miliardi di dollari; la Russia vuole spendere nei prossimi dieci anni circa 770 miliardi di dollari. In proporzione, il Giappone è quello che spende di più, malgrado sia un Paese che nessuno sta minacciando. In realtà, il Giappone ha paura della Cina: quanto più questa si espande nel mondo, tanto più sale il timore dei giapponesi di essere sopraffatti. A quest’atteggiamento non è estranea la tradizionale diffidenza tra i due Paesi. La Cina, d’altra parte, si sente Paese in grande espansione e di conseguenza deve poter contare su una forza militare (e quella è la più grande del mondo) e soprattutto un arsenale militare che metta paura, perché gli eserciti senz’armi farebbero solo ridere. La Cina non ha mai rinunciato a Taiwan, considerata cinese; non ha mai rinunciato ad esercitare un’influenza nel Pacifico, esattamente come vogliono fare gli Usa; sta espandendosi, per ora solo economicamente, in molte zone del mondo, a cominciare da una grande area in Africa e dal Medio Oriente, con un tentativo di penetrazione, almeno per ora a livello diplomatico, nel Sud America. C’è da dire che una parte del budget militare cinese è rivolto alla conquista dello spazio. Nel prossimo futuro, infatti, i cinesi vogliono atterrare sulla Luna, anche se con circa 50 anni di ritardo rispetto agli Usa. E veniamo alla Russia che vuole compiere, nei fatti e nelle cifre, uno sforzo militare gigantesco, addirittura tre volte più della Cina. La Russia, da sempre, si sente investita di un ruolo ”imperiale”: prima con gli Zar, poi con i comunisti, ora con un miscuglio di tutto questo, ma sempre con un’impronta imperialista. Dopo la perdita di tanti Paesi satelliti dell’Urss, il ruolo nel mondo è sempre stato un obiettivo politico e militare, a cominciare soprattutto nel Medio Oriente (vedasi il veto alla condanna di Assad nel Consiglio di sicurezza dell’Onu). La Russia, però, avrebbe forse ritardato un impegno militare così importante se gli Usa non avessero premuto e continuassero a premere sullo scudo spaziale nella Repubblica Ceca e in Polonia e diretto verso Sud, in particolare verso l’Iran. Malgrado gli Usa abbiano cercato di coinvolgere la Russia in questo progetto ”difensivo”, quest’ultima non ha mai accettato l’idea di una base di questo genere ai confini con la Russia stessa. Un po’ come gli Usa, nel 1960-61, non accettarono l’idea di una base sovietica a Cuba. Fin qui le notizie. Il guaio è che tutte queste armi prima o poi troveranno un impiego, non per nulla è in tempo di pace che si preparano le guerre. [email protected]