La diplomazia è dialogo e il dialogo è fatto di parole. Talvolta, quando i contrasti durano da decenni, le parole hanno significato anche quando non esprimono molto. È il caso di qualche battuta del vice ministro iraniano Mehdi Akhundzadeh alla Conferenza internazionale sull’Afghanistan convocata dall’Onu all’Aja.
L’apertura è venuta da Hillary Clinton nel suo primo viaggio che dal Giappone l’ha portata in Europa. In quell’occasione ebbe a lanciare l’idea di coinvolgere nella questione Afghanistan anche l’Iran, la Cina, l’India e la Russia, come Paesi confinanti e pertanto come Paesi interessati alla pacificazione dell’intera regione. Poi ci fu il video messaggio di Obama all’Iran, nel quale il presidente americano diceva in sostanza di avviare un “nuovo inizio” nelle relazioni tra i due Paesi dopo una guerra fredda che partiva dal 1979 e faceva appello all’Islam come cultura e pace e non come odio e sangue. Anche questo messaggio, chiaro e forte, apparentemente non sortì effetti, anzi, fu subissato di critiche dall’Ayatollah Khamenei, che chiese pubblici risarcimenti.
L’occasione è arrivata, alle parole sono seguiti i fatti, cioè l’invito alla Conferenza, e qui c’è stato un breve scambio di vedute tra il vice ministro iraniano e l’inviato Usa nella regione, Richard Holbrooke. Alla fine, lo scambio di giudizi che mostra come il disgelo, pur tra mille cautele e paletti, è cominciato. Il vice ministro iraniano ha detto: “Siamo pronti a partecipare ai piani indirizzati allo sviluppo e alla ricostruzione dell’Afghanistan”. Si tratta di una frase generica, ma basta per far dire alla Clinton: “È un segnale promettente”. Questi due giudizi sono il risultato di un breve incontro tra Holbrooke e Akhundzadeh, breve sì, ma significativo proprio perché segue a 30 anni di accuse e insulti. L’americano ha chiesto anche la liberazione di tre cittadini americani trattenuti in Iran.
Il piano Usa in sette punti, di cui abbiamo riferito la settimana scorsa, sta avendo un seguito. Non solo alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la Spagna e la Francia si sono impegnati ad offrire forze di polizia per addestrare gli agenti afghani, ma a quest’operazione potrebbe essere interessato proprio l’Iran, specie per quel che riguarda la lotta alla droga e magari anche al terrorismo.
Gli aiuti all’Afghanistan sono stati generosi. L’Europa ha aperto i cordoni della borsa con 60 milioni di euro, oltre ai 700 già versati per il triennio 2007-2010. Gli Usa ne hanno messo sul tavolo altri 40, oltre a quelli, notevoli, che ha già dato. L’Italia offrirà un aumento del numero di carabinieri (da 75 a 150) che addestreranno le forze dell’ordine locali, nonché 240 soldati per le elezioni che svolgeranno ad agosto. Uno dei punti del piano Usa era e resta l’offerta ai talebani moderati di staccarsi da quelli estremisti e creare così le premesse per la pacificazione del Paese e la sconfitta di Al Qaeda.
L’offerta è stata ribadita da Hillary Clinton in concerto con il presidente attuale Hamid Karzai ed è stata definita “una riconciliazione onorevole a quei talebani che per disperazione e non per convinzione” hanno scelto il terrorismo.
Infine, a margine della Conferenza, è scoppiato il caso del presidente Karzai che avrebbe firmato una legge che di fatto ammette lo stupro in famiglia. La legge sarebbe rivolta alla comunità sciita, che gode già di un diritto di famiglia separato, e dovrebbe prevedere anche il divieto alle donne di uscire di casa senza l’autorizzazione del marito, anche per andare dal medico. Giustamente la notizia ha scandalizzato le organizzazioni che operano a favore dei diritti delle donne. C’è chi dice che si tratti di una mossa del presidente per accattivarsi le simpatie degli sciiti – tra il 10 e il 20% della popolazione – in occasione delle prossime elezioni.