Gianni Pittella, Vice presidente vicario del Parlamento Europeo
di Leo Caruso – Radio L’Ora Italiana
Onorevole Pittella, Lei ha affermato che l’Europa condiziona la legislazione nazionale per il 75% ma ruoli e funzioni delle istituzioni europee sono un vero e proprio rebus per il comune cittadino. Qual è la ragione?
Perché noi siamo vittima di un provincialismo duro a morire. E perché nelle scuole non si insegna il diritto comunitario, perché i partiti non mettono in cima alla loro agenda il tema europeo, perché i media non dedicano il giusto spazio all’Europa e perché le grandi organizzazioni fino a qualche tempo fa non avevano compreso come le istituzioni comunitarie fanno una legislazione superiore a quella nazionale e condizionano le leggi nazionali per il 75%. Ora lo stanno comprendendo grazie anche all’azione che stiamo svolgendo noi e grazie al fatto che abbiamo finalmente un governo europeista che ha capito l’importanza e che si sta giocando una partita importante in Europa. Monti è al centro dell’attenzione europea. AStrasburgo ha fatto un intervento bellissimo, coronato da raffiche di applausi. Io lancerò una petizione, lo farò con la mia associazione nata da qualche mese, che si chiama Prima Persona, per introdurre nelle scuole medie superiori l’insegnamento del diritto comunitario. E proporrò anche l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole medie inferiori.
L’interesse nei riguardi dell’Europa lo sentiamo quando ci sono le elezioni Europee che sono molto meno sentite rispetto alle elezioni politiche nazionali o amministrative. La gente è quindi sempre meno coinvolta
Lei ha perfettamente ragione. Ma se anche durante la campagna delle elezioni europee si parla sempre più di politica nazionale, di beghe interne ai partiti o tra i partiti, è chiaro che poi il cittadino si confonde. Dovrebbe essere un dovere per tutti, e un diritto di tutti, conoscere il lavoro ed il funzionamento delle istituzioni comunitarie.
Lei ha dichiarato che l’attuale crisi economica ha evidenziato la necessità di una più efficace governance europea. Vuole spiegarci in dettaglio questa sua affermazione?
La crisi che noi stiamo vivendo viene da loranto, viene dal-l’America. Però arriva in Europa e trova una situazione di precarietà: una moneta unica, l’Euro, ma non una governance comune. Il governo economico, il governo fiscale continuano a farlo i singoli stati. Come fa a reggere una moneta comune se poi non c’è un governo comune delle politiche fiscali? Questa è la grande contraddizione che si supera se si dota l’Europa del potere di fare il governo dell’economia. Diventare, cioè, un soggetto politico a tutti gli effettti. E la grande sfida che io sto portando avanti è proprio questa: uscire dal guado. Non possiamo rimanere “né carne né pesce”. Oggi siamo “né carne né pesce”. Siamo un po’ la somma di governi ed un po’ una grande istituzione eletta dai cittadini. Dobbiamo diventare una grande istituzione politica. Questo serve ai nostri cittadini, che l’Europa diventi un vero soggetto politico.
Parliamo di rapporti tra Svizzera ed Europa. Lei conosce bene questo paese. Lo ha frequentato molto. Qual è attualmente lo stato di questi rapporti.
Diciamo che abbiamo dei rapporti buoni. C’è un accordo di associazione tra Unione Europea e Svizzera, c’è il trattato di Schengen che funziona anche per la Svizzera e che garantisce anche la mobilità. Poi sento dire che c’è pure qualcuno dell’estrema destra svizzera che vorrebbe rinegoziare e rivedere o abolire il trattato Schengen. Andiamo fuori dalla grazia di Dio! Siamo dei pazzi? No, c’è un buon rapporto, anche di collaborazione economica, di cooperazione giudiziaria, di cooperazione per la sicurezza, per la lotta al terrorismo. Dovremmo avere un rapporto più stretto per combattere l’espatrio dei capitali all’estero, quindi in Svizzera. Questo riguarda anche il rapporto tra l’Italia e la Svizzera per il rientro dei capitali scudati che ancora non sono rientrati. In realtà, il mio sogno, ma so bene che non è realizzabile domattina, è che la Svizzera possa far parte dell’Unione Europea. Se uno guarda la carta geografica, si accorge che c’è una grande Europa e poi noi abbiamo nel cuore dell’Europa una zona piccola ma importantissima, la Svizzera, che è rimasta fuori. Io non mi rassegno di fronte al fatto che non si debba fare tutto ciò che è possibile nel corso degli anni per poter avvicinare la Svizzera all’Unione Europea.