Il progetto, ideato, progettato e realizzato interamente in Svizzera, avrà il compito di ripulire lo spazio dei detriti inerti
Nello spazio attorno alla Terra girano satelliti in attività, stazioni spaziali come la ISS (Stazione Spaziale Internazionale), ma anche satelliti in disuso, frammenti piccoli e grandi di materiali vari. Già si sapeva, si potrebbe dire, ma quel che forse non tutti sanno è che sono 16 mila gli oggetti dalle dimensioni di almeno dieci centimetri e milioni i frammenti piccoli inferiori, appunto, ai dieci centimetri. Degli esempi? Non sono solo frammenti spaziali, sono anche, seppure in misura ridotta, oggetti persi dagli astronauti. Le chiavi inglesi contenute nelle cassette degli attrezzi usati dagli astronauti tecnici nella riparazione di apparecchi. Un astronauta perse addirittura un guanto, un altro la fotocamera che è rimasta a lungo in orbita. Noi non li vediamo, ma la rappresentazione grafica a colori di ciò che abbiamo appena detto parla chiaro: la Terra è avvolta da oggetti che sono pericolosi perché un’eventuale astronave verso lo spazio potrebbe incontrarne sulla sua rotta e subire una collisione. In effetti, già è accaduto che lo Shuttle abbia incontrato alcuni di questi oggetti. Il pericolo è stato evitato cambiando la traiettoria orbitale dello Shuttle stesso, ma il problema resta.
Da alcuni anni, infatti, la Nasa americana e l’Esa europea si sono poste il problema di ripulire lo spazio di questa quantità enorme di “detriti”. Finora l’hanno fatto in un modo semplice: hanno cioè spostato la traiettoria dei satelliti alla fine del ciclo operativo direttamente nell’atmosfera, per cui questi, entrando a contatto con l’atmosfera terrestre a 28 mila km all’ora, si sono disintegrati con la caduta di piccoli frammenti negli oceani. Questo, però, è possibile solo con gli apparecchi di più o meno recente costruzione e spedizione nello spazio. Quelli vecchi, ormai inerti, invece, continuano a vagare attorno alla Terra all’infinito, costituendo, appunto, un pericolo. Ora, però, per tutti questi frammenti inerti è cominciata la conta alla rovescio. Tra il 2015 e il 2016 è previsto il lancio di un piccolo satellite denominato “Clean Space One”, progettato interamente dalla Svizzera, e che avrà il compito di ripulire lo spazio. Come funzionerà? Semplice. Il piccolo satellite, che è una specie di scatola rettangolare delle dimensioni di 30x10x10 cm verrà lanciato in orbita su un vettore che lo porterà nello spazio ad un’altitudine di circa 630-750 km. Entrato in orbita, dall’interno del piccolo satellite-scatolone uscirà un braccio che si aprirà ad ombrello al rovescio con l’allungamento di 4 braccia che si aprono alla sommità di quello principale. Clean Space One, quando avvisterà un oggetto da eliminare, lo catturerà e lo spingerà nell’atmosfera in modo che quando inizierà la caduta libera, a contatto con l’atmosfera, si disintegrerà. Clea Space One sarà lo spazzino dello spazio.
A presentare questo progetto è stato giorni fa l’ex astronauta dell’Esa, Claude Nicollier, che ne ha spiegato il funzionamento all’Istituto Svizzero di Roma. Gli obiettivi sono due: ripulire lo spazio di oggetti ingombranti e ridurre i pericoli. In fondo, si tratta di un’opera di ambientalismo spaziale. Claude Nicollier è stato un grande astronauta. Tra le sue missioni, quella della riparazione in orbita del telescopio Hubble nel 1993 e nel 1999. Il satellite è stato ideato esclusivamente “per prelevare grossi oggetti, in particolare satelliti non più in uso, e guidarli verso un rientro sicuro nell’atmosfera terrestre”. Va da sé che le quattro “braccia” che afferreranno gli oggetti sono una “presa ad alta tecnologia” interamente ideata, progettata e realizzata in Svizzera.