L’ideatore del progetto, il professor Lawrence Ho, per la realizzazione dello strumento si è avvalso delle competente di ingegneri e di informatici
Un gioiello tecnologico di straordinaria capacità è nato a Singapore, nell’arcipelago dell’Indonesia, e precisamente nel palazzo che è sede del Dipartimento di Medicina della scuola di medicina Yong Loo. Autore dell’invenzione è il professor Lawrence Ho, docente di Gastroenterologia, il quale, però, ha messo in piedi un gruppo di scienziati di differenti discipline, medici, ingegneri e informatici. La loro creatura è nata sanissima e precisissima, oltre che piccolissima. Le hanno dato il nome di quell’animaletto che si trova facilmente al mare, tra gli scogli: il granchio. Non è stato per caso. Il granchio elettronico è uno strumento a forma dell’animale perché può arrivare là dove la mano del chirurgo non arriverebbe mai e soprattutto è dotata, nelle chele e in altri punti, di computer ad altissima precisione che permettono alla mano del chirurgo che guida il “granchio” di fare cose incredibili.
Vediamo più in dettaglio di che si tratta dando la parola al professor Ho che ha spiegato progetto, capacità e scopi del granchio in un’intervista rilasciata a Tommaso Varotti (Dipiù). “L’idea è partita da un confronto sulle difficoltà che i medici incontrano per operare nel tratto digerente”, dice il professor Ho, “Abbiamo pensato che un piccolo robot, capace di raggiungere le parti più nascoste delle pareti interne dello stomaco, avrebbe risolto i problemi. Funziona in maniera simile a quanto succede con un’auto telecomandata. Il paziente viene sedato. E il chirurgo gl’inserisce una sottilissima fibra ottica nel naso o nella bocca e la conduce fino allo stomaco. La fibra ottica serve a portare un fascio di luce nell’ambiente da operare per visualizzare la zona dove effettuare l’intervento.
Il granchio robot è trasportato poi con una piccola sonda fino alla parte da operare e solo in sede, attivato con un radiocomando, inizia a svolgere il suo compito. Grazie al radiocomando, esegue tagli e suture: al posto delle chele è dotato di una pinza e di un uncino, cioè di strumenti chirurgici che sono sempre e comunque azionati dal chirurgo”.
E’ chiaro che una volta terminato l’intervento, la sonda che lo aveva portato nello stomaco, lo riporta indietro. Ingegneri e informatici hanno inserito nel granchio un minuscolo computer capace non solo di orientarsi nello spazio stretto dell’apparato digerente, ma anche di essere in equilibrio all’interno dello stomaco. Il robot è, come detto, guidato dal chirurgo ma è necessario che ci sia un cuore tecnologico che gli permetta di posizionarsi e di lavorare in sicurezza. Alle estremità delle chele sono stati posizionati strumenti laser capaci di bloccare sul nascere i sanguinamenti prodotti dall’intervento grazie a un fascio di luce concentrato che brucia i vasi sanguigni in modo indolore e può così chiudere le ferite. Il granchio elettronico è stato progettato ed usato per coloro che hanno una massa tumorale nello stomaco e per i quali i mezzi attuali non sono sufficienti, perché oltre alla parte malata il chirurgo non riusciva a non togliere anche un po’ di parte sana.
Facciamo parlare ancora il professor Ho: “Il granchio robot è giunto a togliere tutte le masse malate anche dove non saremmo mai riusciti ad arrivare con la chirurgia tradizionale. E non ha lasciato nemmeno cicatrici: dopo l’intervento, i pazienti si sentivano subito molto meglio di quanto si sarebbero aspettati. Il “granchio” è usato per problemi seri all’apparato digerente, ma in seguito sarà usato anche nella chirurgia dell’obesità, per chiudere una porzione di stomaco e creare una sensazione di sazietà mangiando di meno o anche per correggere difetti che riguardano il cardias, la valvola che separa lo stomaco dall’esofago.