Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, di fronte alle notizie provenienti dall’Organizzazione mondiale della salute (Oms), invita alla calma dicendo che “abbiamo un programma di vaccinazione ben preciso”. Il sottosegretario Ferruccio Fazio, colui che ha la delega alla sanità, assicura che “grazie alla prevenzione da noi la pandemia è lenta” e che “non siamo preoccupati, nel nostro Paese è tutto sotto controllo” e lancia messaggi tranquillizzanti agli italiani. Lo stesso atteggiamento hanno adottato le autorità politiche e sanitarie di altri Paesi europei.
Sicuramente la ragione è dalla loro parte, non c’è dubbio che il loro è un messaggio rassicurante e che gli allarmismi vanno banditi perché potrebbero creare una psicosi di massa difficilmente governabile. Tuttavia, stando alle cifre ufficiali, le persone colpite dall’influenza A (influenza suina) sono 209.438 in oltre 177 Paesi, quelle decedute 2185. La maggioranza dei casi di morte è concentrata nelle Americhe, e precisamente negli Usa (477), in Argentina (404), in Brasile (384), in Messico 184), in Canada (71). In Europa le persone colpite sono 45.673, quelle decedute 104, di cui in maggioranza nel Regno Unito (65) e in Spagna (21). Certo, può consolare che in Germania, in Svizzera, in Italia, in Portogallo, rispettivamente su 15567, 1014, 1800 e 2244 casi i morti siano pari a zero, però ci troviamo di fronte a dati e ad atteggiamenti contraddittori. Mentre i medici – anche i comuni medici di famiglia – dicono che non c’è da preoccuparsi, che l’influenza A è addirittura meno grave di una qualsiasi altra influenza del passato e che una certa percentuale di decessi è sempre stata fisiologica, il direttore generale dell’Oms, , lancia l’allarme.
In un’intervista a La Stampa ha precisato che “il virus viaggia ad una velocità incredibile. In sei settimane ha percorso la stessa distanza che gli altri virus compiono in sei mesi.
Il numero delle persone infette è senza precedenti. Fino al 30% le persone che, nei Paesi con alta densità di popolazione, possono essere infette. Senza piani di preparazione, non saremmo in grado di avere una risposta organizzativa”.
Sembra una contraddizione e invece non lo è. Le autorità dei nostri Paesi fanno bene a tranquillizzare i cittadini, sia perché in tempi di crisi economica gravi sarebbero le conseguenze se fabbriche ed uffici si svuotassero per ingiustificati timori, sia anche e soprattutto perché è vero che da noi la situazione è sotto controllo. I problemi si pongono in quei Paesi del terzo mondo dove non c’è un sistema sanitario adeguato e che sono sovrappopolati. Lì, ognuno lo comprende, i rischi sono enormi.
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